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giovedì 6 luglio 2017

Diabete in Italia: donne curate come gli uomini



Presentata a Bruxelles, nell’ambito di un’audizione parlamentare sulle differenze di genere in medicina, un’analisi del Gruppo Donna AMD su un campione di oltre 470mila pazienti italiani, svolta da circa un terzo dei Centri diabetologici del Paese
I risultati, riportati negli Annali AMD, sono stati pubblicati anche su Diabetes Care 2013 (DT2) e Plos One 2016 (DT1)

Roma, 6 luglio 2017 - In Italia, in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei e agli USA, non ci sono disparità di genere nell’accesso alle cure e nella qualità dell’assistenza. Nonostante ciò, gli outcome clinici nelle donne con diabete di tipo 1 e 2 - in termini di controllo del colesterolo (non raggiungimento dei target lipidici nel DT2) e di gestione del diabete (compenso metabolico nel DT1) - sono peggiori rispetto agli uomini, con conseguenti maggiori rischi cardiovascolari e di complicanze associate al diabete. È quanto emerso da un’analisi del Gruppo Donna di AMD (Associazione Medici Diabetologi) presentata a Bruxelles nell’ambito di un’audizione parlamentare europea sulla medicina di genere (ndr: svoltasi il 27 giugno). L’analisi ha coinvolto un campione imponente di pazienti, pari a oltre 470mila assistiti (450mila con diabete di tipo 2 e 28mila con diabete di tipo 1) in cura presso un terzo circa dei servizi diabetologici italiani. Oltre a essere inclusa negli Annali AMD, la ricerca è stata pubblicata su importanti riviste internazionali quali Diabetes Care e Plos One.

“Abbiamo cercato di capire come, a parità di assistenza e trattamento del diabete, permanga un divario di genere in termini di outcome clinici – spiega la Dottoressa Valeria Manicardi, Coordinatore del Gruppo Donna AMD, Direttore dell’Unità Internistica Multisciplinare dell’Ospedale di Montecchio e Coordinatore diabete della Ausl di Reggio Emilia, che ha preso parte all’audizione europea illustrando il best case Italia –. Nelle donne con diabete di tipo 2, ad esempio, il risultato nel controllo del colesterolo LDL sotto 100 è sempre inferiore rispetto agli uomini del 3-5% e tende a peggiorare con l’età (fino all’8%). Nel caso del diabete di tipo 1, invece, le donne fanno più fatica a tenere sotto controllo l’emoglobina glicata, nonostante siano anche più trattate degli uomini: abbiamo infatti un 20% di donne trattate con microinfusore contro un 14% di uomini. L’unica buona notizia è che le donne diabetiche non sono più ipertese degli uomini, ma ci si dovrà occupare di più anche del target pressorio nei diabetici Tipo 1 di genere maschile; tutti gli altri outcome, però, determinano nelle donne un maggior rischio di complicanze cardiovascolari: così, anche in Italia l’infarto nei pazienti con glicemia alta è più comune e grave ‘al femminile’, e la mortalità più elevata e il profilo di rischio cardiovascolare risultano peggiori rispetto agli uomini”.

Ma quali sono i motivi alla base di queste differenze? “Ci sono certamente differenze biologiche (variazioni ormonali legate al ciclo mestruale e alle diverse fasi della vita della donna) e una diversa risposta ai farmaci – spiega Manicardiche oggi richiedono una maggiore attenzione e analisi: la sperimentazione clinica soprattutto sui farmaci è stata a lungo prettamente maschile, mentre è necessario indagare efficacia e sicurezza dei nuovi farmaci e dispositivi anche nelle donne, che dovrebbero rappresentare almeno il 40/50% dei soggetti da coinvolgere negli studi. Un’altra ragione potrebbe risiedere nella minore percezione da parte delle donne del rischio cardiovascolare e, soprattutto, una minore propensione a prendersi cura di sé”.

All’audizione, a Bruxelles, ha partecipato una delegazione italiana composta, oltre che dalla Dottoressa Manicardi e da altri esperti e istituzioni sensibili al tema delle differenze di genere in medicina, la Senatrice Paola Boldrini, componente della commissione Affari sociali, nonché prima firmataria dell’emendamento al DDL Lorenzin sulla medicina di genere di recente approvazione in Commissione Affari Sociali (ndr: approvato il 28 giugno 2017) e la Dott.ssa Fulvia Signani, psicologa dell’Università di Ferrara, che ha pubblicato libri sul tema (es. La salute su Misura, Este Edition). “L’emendamento rappresenta - commenta la Dott.ssa Manicardi - un grande passo avanti, che conferma l’impegno del nostro Servizio Sanitario Nazionale verso l’introduzione di una medicina maggiormente orientata alle differenze di genere, sia nella diagnosi e cura sia nella ricerca e nella prevenzione. Nel caso del diabete, l’Italia detiene un vantaggio fondamentale rispetto ad altri Paesi: una Rete dei servizi di diabetologia in grado di offrire pari opportunità di accesso alle cure, di trattamento e intensità di trattamento, in controtendenza con i dati internazionali, dai quali emerge che le donne sono costantemente sotto-trattate con tutti i farmaci salva-vita”.

martedì 11 giugno 2013

IL 50% DELLE MORTI PER DIABETE NEL MONDO È UNDER 60

Il diabete spaventa, non è solo un modo di dire. 371 milioni di persone colpite nel mondo: quasi 100 milioni solo in Cina (92,3 mio) e 63 milioni in India. Ma nella top 10 dell’International Diabetes Federation (IDF) compaiono USA (24,1 mio), Brasile (13,4), Russia (12,7), Messico (10,6), Indonesia (7,6), Egitto (7,5), Giappone (7,1), Pakistan (6,6). “L’Italia ha superato i 3 milioni, siamo a 3,3, senza considerare 1 milione di persone che nel nostro Paese ha il diabete non diagnosticato”, commenta Giorgio Sesti, Presidente Comitato scientifico Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, che come ogni anno organizza l’Italian Barometer Diabetes Forum, summit internazionale di esperti, politici, economisti sanitari, giunto alla sua sesta edizione, in programma oggi e domani a Villa Mondragone (Monte Porzio Catone).
Organizzato da IBDO Foundation, in collaborazione con Università di Roma Tor Vergata, Diabete Italia, Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione, World Diabetes Foundation, European Public Health Association, Think Tank Horizon 2020, con il supporto non condizionato di Novo Nordisk, il Forum 2013 ha come “obiettivo principale l’identificazione di strategie per affrontare il diabete, che siano frutto della collaborazione tra addetti ai lavori e Istituzioni a livello sempre più globale, e non solo dal punto di vista clinico, ma soprattutto sociale, economico e politico” spiega Renato Lauro, Rettore Università di Roma Tor Vergata e Presidente IBDO Foundation. A testimonianza di ciò, nell’ambito della manifestazione viene siglato un “memorandum of understanding” tra IBDO Foundation e Observatorio de Diabetes de Colombia, “per un impegno comune tra i nostri Paesi nel tracciare una roadmap, in grado di individuare priorità di intervento nella lotta alla malattia”aggiunge Lauro.
Secondo i dati IDF 2012 presentati nel corso della sessione “The Global Burden of Diabetes” organizzata da World Diabetes Foundation: 4 persone con diabete su 5 vivono in Paesi a medio-basso reddito e 1 morte su 2 riguarda persone con diabete che hanno meno di 60 anni di vita. “Una situazione che potrebbe facilmente scappare di mano senza la cooperazione e la collaborazione tra Paesi evoluti economicamente e scientificamente, come il nostro, e il resto del mondo”, dice Sesti. “D’altronde, siamo tutti sulla stessa barca, il diabete e le altre malattie croniche non trasmissibili stanno diventando insostenibili per l’economia sanitaria mondiale. Guardiamo solo in casa nostra, – prosegue Sesti – un decimo della spesa sanitaria nazionale se ne va per il diabete e le sue complicanze. E siamo ancora un Paese virtuoso da questo punto di vista, rispetto a molti altri.”
In Italia, secondo il Rapporto “Facts and figures about diabetes in Italy”, che analizza l’andamento dei principali indicatori della malattia regione per regione, redatto sotto l’egida dell’IBDO Foundation e presentato al Forum 2013, i costi diretti del diabete continuano ad essere attribuibili in misura preponderante ai ricoveri ospedalieri, che rappresentano circa il 57% dei costi complessivi, mentre i costi legati ai farmaci rappresentano meno del 7% della spesa pro-capite, stimata mediamente in circa 3.000 euro. Bisogna tuttavia considerare che i costi crescono esponenzialmente con il numero di complicanze croniche. Fatto pari a uno il costo annuale di un paziente senza complicanze, il costo quadruplica in presenza di una complicanza, è 6 volte maggiore in presenza di due complicanze, circa 9 volte maggiore in presenza di tre complicanze, e 20 volte maggiore in presenza di 4 complicanze. In termini assoluti, i costi diretti per le persone con diabete ammontano a circa 9 miliardi di euro l’anno. Non va inoltre dimenticato che a questi costi vanno aggiunti quelli derivanti da perdita di produttività, pensionamento precoce, disabilità permanente e altri costi indiretti, che possono riguardare anche le perdite di produttività di chi assiste la persona con diabete.
L’insostenibilità dei costi del diabete è legata particolarmente alla tardività degli interventi, secondo Sesti, che spiega come “la strada da percorrere è quella di battere la via della prevenzione e della diagnosi precoce, che permettono interventi rapidi e maggiormente efficienti”. Il tutto senza trascurare un altro aspetto che sarà oggetto di dibattito al Forum 2013: la geomedicina. “Il boom di diabete, soprattutto nei Paesi asiatici, è certamente frutto di una occidentalizzazione dei costumi. Per questo la geomedicina si impegna a studiare l’evoluzione delle malattie analizzando le influenze ambientali: studiandone non solo gli aspetti genetici o l’impatto dell’alimentazione, ma l’influsso nel suo complesso del clima, dell’ambiente fisico, delle implicazioni sociali, culturali ed economiche. Tutti questi fenomeni concorrono all’epidemia di diabete, non dobbiamo  limitarci a osservarli ma dobbiamo anche comprenderli. Questo è il razionale di iniziative come il Forum e dei progetti internazionali che IBDO Foundation promuove”, conclude.
L’Italian Barometer Diabetes Forum 2013 è parte integrante del progetto Changing Diabetes®. “Un progetto su scala internazionale, sostenuto da Novo Nordisk, che risponde alle richieste di cambiamento espresse in tutto il mondo dalle persone con diabete: un cambiamento nel modo in cui il diabete viene trattato e curato e di come viene percepito dalle istituzioni e dall’opinione pubblica” spiega Costas Piliounis, Vice President Novo Nordisk Italia e Grecia.

martedì 21 maggio 2013

Diabete: Abbott e Diabete Italia insieme per migliorare la qualità di vita

Abbott presenta la campagna informativa “Diabete Insieme”, un nuovo modo di affrontare e condividere una malattia che interessa oltre 3 milioni di italiani e che costa ogni anno circa 9 miliardi di euro, in gran parte a causa delle complicanze[1]. Una fitta rete di farmacie in tutta Italia ospiterà le giornate Diabete Insieme, fatte per moltiplicare le occasioni d’incontro e dialogo tra persone con diabete che fanno uso di insulina ed esperti della nutrizione, per ricevere nuovi suggerimenti e consigli utili e per rispondere a domande sui comportamenti da attuare per minimizzare i disagi quotidiani. Perché a una migliore informazione e un’autogestione consapevole corrisponde una netta riduzione delle principali complicanze della malattia e un miglioramento della qualità di vita.

Diabete Insieme nasce con il contributo delle persone con diabete e di Diabete Italia, l’organizzazione che raccoglie medici, operatori sanitari professionisti e associazioni di persone con diabete. Molti diabetici che fanno uso di insulina avvertono l’esigenza di condividere la propria esperienza con gli altri, oltre che con il proprio medico, per scambiarsi esperienze e consigli. Il confronto con uno specialista della nutrizione può offrire un supporto prezioso in più, in grado di fare la differenza sia dal punto di vista personale che medico. Ad oggi hanno aderito alla campagna Diabete Insieme circa 500 farmacie distribuite sull’intero territorio nazionale, ed entro la fine dell’anno si prevede di coinvolgerne almeno un migliaio.
“Il diabete è una vera e propria epidemia in costante crescita in tutto il mondo ed è destinato a diventare la principale causa di disabilità e di mortalità nei prossimi venti anni. –dichiara il Dott. Salvatore Caputo, Dirigente Medico dell’Unità di Diabetologia del Policlinico A. Gemelli di Roma e prossimo Presidente di Diabete Italia - Un buon controllo glicemico potrebbe ridurre in maniera sostanziale il numero delle complicanze, limitare i costi della malattia e migliorare la qualità della vita. Diabete Insieme è un programma che contribuisce ad aumentare le informazioni sui comportamenti da attuare per minimizzare i disagi quotidiani nelle persone con diabete in trattamento insulinico. Ha il vantaggio di moltiplicare i punti di incontro con operatori qualificati nel campo della nutrizione per soddisfare i piccoli dubbi o curiosità di chi deve convivere ogni giorno con questa malattia e con la terapia insulinica.”
Sul sito www.abbottdiabetescare.it è possibile trovare la farmacia più vicina che aderisce alla campagna e scaricare l’invito per partecipare alla giornata programmata. Durante la giornata Diabete Insieme si potrà condividere con uno specialista della nutrizione la propria esperienza con il diabete e apprendere suggerimenti utili alla vita di tutti i giorni, per ridurre al minimo i disagi e vivere più serenamente. A cominciare, ad esempio, dalla soddisfazione di un pasto gustoso, in cui il rispetto delle esigenze nutrizionali si coniuga al piacere di mangiare bene.
E in quest’ottica, le farmacie sono uno dei punti di riferimento per la persona con diabete e possono svolgere un ruolo potenzialmente attivo nell’educazione, informazione e assistenza personalizzata al diabetico.
Presso le farmacie coinvolte nell’iniziativa Diabete Insieme, oltre alla possibilità di incontrare un operatore qualificato, sarà distribuito nel corso dell’anno materiale informativo sul diabete e sulla nutrizione realizzato da Diabete Italia in collaborazione con le persone con diabete. Inoltre, è stata realizzata una sezione del sito internetwww.abbottdiabetescare.it, per trovare la farmacia Diabete Insieme più vicina e informazioni utili sulla campagna.

Abbott Diabetes Care
Abbott Diabetes Care con sede in Alameda, California, è leader nello sviluppo, produzione e commercializzazione di sistemi per il monitoraggio della glicemia progettati per aiutare le 
persone con diabete.
Per ulteriori approfondimenti si invita a visitare il sito www.abbottdiabetescare.com

giovedì 7 febbraio 2013

Ranibizumab rimborsato anche in Italia


Ranibizumab rimborsato anche in Italia per il trattamento della diminuzione visiva causata da Edema Maculare Diabetico e da Occlusione Venosa Retinica e della Degenerazione Maculare neovascolare Legata all’Età.
Terapie innovative e gestione integrata per sconfiggere l’ipovisione

·         Ranibizumab ha cambiato la pratica medica: negli studi clinici condotti in DME, RVO e wet-AMD ha dimostrato, rispetto alla terapia standard, un’efficacia superiore, rapida e mantenuta nel trattamento a lungo termine. E’ la prima terapia in grado di migliorare la vista e la qualità della vita delle persone affette da queste invalidanti patologie

·         Un approccio integrato per migliorare la gestione delle complicanze oculari nella persona con diabete: al via il progetto REaD 

·         Oftalliance: un ampio programma di studi clinici con ranibizumab per vincere la sfida all’ipovisione


Milano, 4 febbraio 2013 – Diventare cieco: è questa la principale paura delle persone con diabete. E’ quanto emerge da un’indagine condotta su 2.407 pazienti, il 41% teme la cecità e il 34% le complicanze oculari (1,2).
Il diabete, se non controllato, nel lungo periodo può provocare danni specifici alla retina, mettendo a rischio la funzionalità visiva e determinando una patologia invalidante come l’edema maculare diabetico, una complicanza della retinopatia diabetica, patologia cronica e progressiva a carico dei piccoli vasi retinici che rappresenta nei Paesi industrializzati la principale causa di cecità in età lavorativa(3).

Oggi i pazienti affetti da diminuzione visiva causata da edema maculare diabetico possono avvalersi della terapia con ranibizumab (Lucentis®) che ha recentemente ottenuto la rimborsabilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale anche per questa patologia. (Gazzetta Ufficiale n. 285 del 6 dicembre 2012).
Ranibizumab è ad oggi l’unico farmaco anti-VEGF (fattore di crescita vascolare endoteliale) approvato per tre indicazioni terapeutiche: degenerazione maculare neovascolare legata all’età (wet-AMD), diminuzione visiva causata da edema maculare diabetico (DME) e da occlusione venosa retinica (RVO). Ha inoltre ricevuto recentemente l’estensione del rimborso a carico del SSN anche nei pazienti con wet-AMD e acuità visiva <2/10 e/o patologia del secondo occhio. (4)

“L’edema maculare diabetico è una patologia di forte impatto individuale e sociale e rappresenta la principale causa di cecità legale in età lavorativa nei Paesi industrializzati. - dichiara Edoardo Mannucci, Direttore Agenzia di Diabetologia, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze. - Per individuare precocemente i casi di retinopatia diabetica e quindi di DME ed evitare danni irreversibili alla vista, è sufficiente effettuare l’esame del fondo oculare con una cadenza annuale. A tutt’oggi, questo esame di screening non viene effettuato regolarmente da tutte le persone con il diabete, malgrado le linee guida internazionali lo raccomandino. Per questo motivo è stato avviato REaD, progetto ECM di formazione sul campo sulla retinopatia, che punta non solo ad ottimizzare i programmi di screening nei pazienti diabetici nel corso dei loro controlli di routine presso il centro di diabetologia, ma anche a favorire un approccio più integrato al paziente attraverso una diagnosi precoce, un miglior controllo dei fattori di rischio e trattamenti tempestivi con terapie specifiche quando necessario”.

Nell’edema maculare diabetico ranibizumab ha dimostrato un’efficacia significativamente superiore rispetto alla terapia standard con un’azione rapida e mantenuta nel trattamento a lungo termine. Lo studio clinico RESTORE ne ha dimostrato la superiorità rispetto alla terapia-laser, l’attuale terapia di riferimento: i pazienti trattati solo con ranibizumab hanno guadagnato a 12 mesi rispetto al basale in media 6,8 lettere, mentre i pazienti trattati con ranibizumab in associazione al laser hanno guadagnato rispetto al basale 6,4 lettere e quelli del gruppo trattato con il laser solo 0,9 lettere in media. Nell’estensione a tre anni dello studio RESTORE si è osservato che i pazienti trattati con ranibizumab hanno mantenuto l’acuità visiva guadagnata nel primo anno con una media di 3,7 iniezioni nel secondo anno e 2,7 iniezioni nel terzo anno (5-8).

“Per 40 anni la terapia di riferimento per il trattamento dell’edema maculare diabetico è stato il laser, che non consente di rigenerare la retina malata né di migliorare la visione, ma semplicemente di bloccare la progressione della malattia - continua Francesco Bandello, Professore Ordinario di Oftalmologia e Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano. - L’avvento di ranibizumab rappresenta la prima terapia in grado di migliorare la visione con marcati vantaggi sia anatomici che funzionali. I benefici di ranibizumab sono anche legati alla possibilità di personalizzare la terapia. – specificaBandello – Nella maggior parte dei Paesi, inclusi quelli europei, ranibizumab ha un regime di trattamento individualizzato con l’obiettivo di massimizzare i risultati sulla visione evitando i trattamenti in eccesso o in difetto. Questo permette di mantenere gli effetti della terapia con un numero di  iniezioni intravitreali strettamente necessario”.

“Il rimborso di ranibizumab nell’occlusione venosa retinica e la rimozione dei limiti per la rimborsabilità nei pazienti con degenerazione maculare neovascolare legata all’età <2/10 con possibilità di trattamento anche del secondo occhio rappresentano un importante risultato per i pazienti affetti da queste patologie che potranno trarre beneficio da questa terapia farmacologica”, dichiara Leonardo Mastropasqua, Professore Ordinario di Malattie dell'Apparato Visivo, Università “G. d'Annunzio” di Chieti-Pescara - Centro Regionale di Eccellenza in Oftalmologia.

Il nuovo accordo negoziale con AIFA riguardante l’estensione delle indicazioni del farmaco include un ampio studio clinico, che l’azienda si è impegnata a finanziare e che verrà condotto in 5.000 pazienti con degenerazione maculare neovascolare legata all’età, con acuità visiva <2/10 e/o patologia del secondo occhio. Lo studio ha come outcome primario quello di valutare la sicurezza e il profilo di tollerabilità locale e sistemica di ranibizumab in questa popolazione di pazienti.

“Il rimborso di ranibizumab anche in Italia testimonia lo sforzo congiunto delle Autorità Regolatorie e dell’Azienda per assicurare una terapia innovativa, costo-efficace per i pazienti e sostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale – afferma Philippe Barrois, Amministratore Delegato e Country President di Novartis Italia – Il nostro impegno è ora rivolto a far sì che i pazienti eleggibili al trattamento nelle indicazioni autorizzate e rimborsate possano avere accesso al farmaco superando discrepanze su base regionale”.


Il programma Oftalliance
Oftalliance rappresenta un ampio programma di studi clinici in oftalmologia e comprende studi clinici internazionali e nazionali con ranibizumab, per rispondere ai bisogni non soddisfatti dei pazienti e dei medici.
Il programma, che coinvolgerà quasi 6.500 pazienti, è costituito da un piano di studi clinici con ranibizumab nelle indicazioni approvate (wet-AMD, DME e RVO) e da un piano di studi clinici nel trattamento di patologie oftalmiche rare che potrebbero beneficiare della terapia con il farmaco.




Ranibizumab
Ranibizumab è il frammento di un anticorpo umanizzato ideato per bloccare tutte le forme biologicamente attive del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF-A). Incrementi dei livelli di VEGF-A sono stati osservati nella degenerazione maculare neovascolare legata all’età (AMD) come nell’edema maculare diabetico (DME) e nell’occlusione venosa retinica (RVO).
Ranibizumab è stato ideato, sviluppato e formulato specificamente per l’uso oftalmico con l’obiettivo di stabilizzare e migliorare l’acuità visiva in questi pazienti e di minimizzare il rischio di effetti collaterali sistemici.
Ranibizumab è autorizzato in oltre 100 Paesi per il trattamento della degenerazione maculare neovascolare legata all’età e in oltre 80 Paesi per il trattamento della diminuzione visiva conseguente a DME e della diminuzione visiva conseguente a edema maculare dovuta a RVO sia centrale che di branca. Nella maggior parte dei Paesi, inclusa l’Europa, ranibizumab ha un regime di trattamento individualizzato con l’obiettivo di massimizzare i risultati sulla visione minimizzando il sotto o over trattamento dei pazienti.
Ranibizumab ha un profilo di sicurezza e tollerabilità ben caratterizzato e Novartis monitora sistematicamente e in modo continuativo la sicurezza e la tollerabilità del farmaco per le indicazioni autorizzate. Il profilo di sicurezza è stato confermato in un programma di sviluppo clinico che ha arruolato oltre 10.000 pazienti tra le varie indicazioni.


Progetto REaD (REtina and Diabetes) - progetto ECM di formazione sul campo sulla retinopatia diabetica organizzato in qualità di Provider da Elsevier. Il Board Scientifico del Progetto è costituto da:  Responsabile scientifico Paolo Lanzetta (Direttore Clinica Oculistica Università di Udine), Edoardo Mannucci (Direttore Agenzia di Diabetologia - Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze), Francesco Boscia (Clinica Oculistica – Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Medicina Interna), Massimo Porta (Dipartimento di Medicina Interna, Università di Torino), Ugo Menchini (Direttore Clinica Oculistica Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze)
Novartis Farma è sponsor unico del progetto.

Riferimenti Bibliografici
1.     Meltzer D,  Egleston B. Effect Clin Pract. 2000;3:7–15
2.     Loewe R, Freeman J. Culture, Med and Psychiatry. 2000;24: 379–401
4.     Saaddine JB, et al. Projection of diabetic retinopathy and other major eye diseases among people with diabetes mellitus. United States, 2005-2050. Archives of Ophthalmology. 2008;126:1740-1747
5.     Mitchell P, et al. Ranibizumab monotherapy or combined with laser versus laser monotherapy for diabetic macular edema (RESTORE study). Ophthalmology. 2011;118:615-625.
6.     Lang GE on behalf of the RESTORE extension study group. Long-term safety and efficacy of 0.5 mg ranibizumab in patients with visual impairment due to diabetic macular edema: the RESTORE Extension study. World Ophthalmology Congress 2012.
7.     Massin P, et al. Safety and efficacy of ranibizumab in diabietic macular edema (RESOLVE study): a 12-month, randomized, controlled, double-masked, multicenter phase II study. Diabetes Care. 2010;33:2399-2405.
8.     Lanzetta P on behalf of the RESTORE study group. Long-term safety and efficacy outcome of ranibizumab 0.5 mg in patients with visual impairment due to diabetic macular edema: the RESTORE extension study. EURETINA 2012.
9.     Brown D, et al. Ranibizumab for macular edema following central retinal vein occlusion: Six-month primary end point results of a phase III study. Ophthalmology. 2010;117:1124-1133.
10.  Campochiaro P, et al. Ranibizumab for macular edema following branch retinal vein occlusion: Six-month primary end point results of a phase III study. Ophthalmology. 2010;117:1102-1112.

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