Visualizzazione post con etichetta Estetica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Estetica. Mostra tutti i post

venerdì 28 giugno 2013

Cause della cellulite

Oltre a essere un inestetismo diffuso (colpisce otto donne su dieci, anche in giovanissima età), la cellulite è una vera e propria patologia. La ipertrofia pannicolo-lobulare, o panniculopatia edemato-fibro-sclerotica, (questi i termini scientifici) costituisce una degenerazione del tessuto adiposo sottocutaneo, solitamente abbinata a un aumento delle cellule grasse e all’alterazione delle pareti dei capillari venosi. La sua insorgenza può avere conseguenze patologiche per la circolazione delle gambe: i liquidi che ristagnano nei tessuti intercellulari e i tessuti intossicati per una mancata ossigenazione portano - se non s’interviene con cure mirate - all’alterazione della struttura connettivale ed elastica del tessuto, con una sregolata proliferazione di fibre. In maniera semplice, quando il tessuto connettivo è poco irrorato dal sangue, i vasi capillari diventano troppo porosi e lasciano fuoriuscire un eccesso di liquidi: il tessuto reagisce indurendosi e intrappolando il grasso sottocutaneo (da qui l’antiestetica “buccia d’arancia”). Nella maggior parte dei casi la cellulite compare prima sulla parte esterna della coscia e sul ginocchio, per poi diffondersi sull’interno coscia, su fianchi, addome, glutei, caviglie e braccia. Difficile a crederci, possono esserne addirittura colpite la nuca e il tratto lombare della schiena. Perché proprio questi punti in particolare? La chiave di lettura sta in una sofferenza della microcircolazione: tutto dipende dal volume di sangue che giunge in determinate regioni del corpo e da come viene distribuito dalla rete dei capillari. Per una serie di fattori costituzionali e ormonali preferisce le donne che oltre ad avere un maggior numero di cellule grasse (adipociti), rispetto all’uomo, concentrate su cosce, fianchi e glutei, sono soggette nel corso del loro ciclo vitale a non indifferenti stimoli ormonali (a esempio durante l’ovulazione, la gravidanza o la pre-menopausa). Questi fattori possono causare un cattivo ritorno venoso (quindi cattiva ossigenazione dei tessuti) e una scarsa circolazione linfatica (quindi difficoltà nell’eliminare le scorie e conseguente ristagno dei liquidi). Neanche l’uomo è del tutto indenne, quattro su dieci hanno problemi di cellulite, concentrata soprattutto su addome, braccia, collo e schiena. La forma maschile di cellulite (che compare in genere dopo i quarant’anni) viene definita idrolipessia, ovvero tendenza a trattenere liquidi nei tessuti. Anche qui le cause sono da attribuire a fattori costituzionali ma anche a scorrette abitudini comportamentali (alimentazione ricca di grassi, sedentarietà, attività sportiva troppo intensa). Molti confondono il grasso localizzato con la cellulite. La differenza invece è sostanziale: nel primo caso, le cellule di grasso sono sane e reattive agli stimoli del metabolismo; in caso di cellulite invece gli adipociti - ingabbiati da fibre di connettivo e dall’acqua travasata dai vasi sanguigni - sono incapaci di rispondere agli stimoli del ricambio. È per questo motivo che una dieta dimagrante da sola non è in grado di debellare la patologia. La cellulite, se non viene contrastata, si evolve in quattro stadi, seguendo un cammino lento che non è mai omogeneo (sullo stesso soggetto si può notare una cellulite al primo stadio sui fianchi e una al quarto sulle cosce). Genericamente si possono considerare tre tipi di cellulite: a cuscinetto (accumulo di cellule lipidiche prevalentemente su fianchi, cosce e ginocchia); diffusa o mista.

venerdì 14 settembre 2012

Tutto sull’herpes labiale nel nuovo sito firmato Novartis.



Settembre 2012. E’ arrivato in rete herpeslabialenoproblem.it il nuovo sito firmato Novartis Consumer Health dedicato all’herpes labiale e  alla novità di Novartis per  battere l’herpes labiale sul tempo con un’ applicazione quasi invisibile sulle labbra.

Uno strumento rapido ed intuitivo, dal layout accattivante, che approfondisce in modo chiaro ed esaustivo i più comuni fastidi legati all’herpes labiale. Ricco di pratici ed utili consigli su come riconoscerlo, distinguerlo e curarlo, herpeslabialenoproblem.it offre un valido supporto per prevenire ed alleviare la sintomatologia utilizzando un farmaco antivirale per uso topico a base di PENCICLOVIR, che grazie alla sua colorazione, risulta quasi “invisibile” sulle labbra

L’header del sito costituisce un ricordo costante ai tre principali benefici del prodotto: efficacia, rapidità d’azione e formulazione quasi invisibile sulle labbra.
Come già intuibile dalla HOME di  herpeslabialenoproblem.it il percorso è strutturato su tre aree, consentendo una navigazione facile senza rinunciare alla qualità dei contenuti. Le due icone in evidenza guidano l’utente a conoscere meglio “il prodotto”, spiegando come sia in grado di trattare l’herpes labiale rendendo meno evidenti i segni della lesione e allo stesso tempo eliminando gli inestetismi legati al colore bianco delle creme tradizionali, e “l’herpes labiale”, sezione dove vengono fornite informazioni utili su come identificarlo sin dai primi sintomi e combatterlo.

Sempre dalla HOME si accede anche alla terza area, “Herpes labiale? Ecco i consigli utili”, dedicata ad una raccolta di domande e risposte relative all’herpes labiale, strutturata per argomento e di rapida e facile consultazione.
Quest’ampia area ricca di contenuti e suggerimenti, può essere considerata una sorta guida rapida all’herpes labiale, particolarmente utile considerando quante false credenze sono  diffuse su questo virus e sui metodi per guarirlo.
Attraverso la sezione dedicata alle “domande frequenti” il sito offre quindi uno strumento particolarmente utile e user friendly, date la ricchezza e la facilità di reperimento dei contenuti, che consente di  conoscere in pochi minuti un virus molto fastidioso e fare chiarezza sui molti dubbi che lo riguardano.


Clicca e torna a sorridere con herpeslabialenoproblem.it!

martedì 4 settembre 2012

Come prolungare l’abbronzatura

Nonostante le supertop e dive di Hollywood continuino a difendere la loro pelle di luna dai raggi di sole, moltissime donne pensano che solo una perfetta tintarella renda la pelle più bella e luminosa. Così, dopo averci lavorato tutta l’estate per ottenerla, al rientro dalle ferie prova a tenere il più lontano possibile il momento in cui si ripresenterà il consueto pallore da ufficio. Non è scopo di questo articolo discutere se gli effetti benefici del sole sulla pelle del corpo e del viso, equivalgano o sovrastino i rischi legati al cosiddetto fotoinvecchiamento. Quelli che vorremmo fornire, a voi e indirettamente alle vostre clienti desiderose di mantenere più a lungo la loro abbronzatura, sono piccoli consigli pratici da ricordare al ritorno dalle vacanze. Una premessa quasi superflua consiste nel ricordare che la tintarella scolorisce perché gli strati più superficiali dell’epidermide tendono a rinnovarsi eliminando le cellule morte. Evitare, quindi, il contatto prolungato con l’acqua, specie se calda, che favorisce la desquamazione. La doccia, con acqua tiepida, deterge e aiuta la pelle a rimanere compatta ed elastica, ma attente al bagnoschiuma che risulta aggressivo e favorisce il distacco dello strato corneo superficiale. Ottimale è cospargersi con un olio per il corpo prima della doccia, così da creare una barriera idrolipidica che contrasta l’azione disidratante del calcare. Non sfregare con l’asciugamano ma asciugarsi tamponando delicatamente il corpo. Se notate che la vostra cliente mostra segni di secchezza e disidratazione cutanea, consigliatele un ciclo di gommage su corpo e collo, per uniformare il colorito ed evitare l’accentuazione della secchezza. Allo stesso tempo prescrivetele l’applicazione quotidiana di una buona crema idratante, arricchita di vitamine e di sostanze nutritive ed emollienti per la pelle. Da evitare, invece, i profumi il cui contenuto alcolico rischia di inaridirla utilizzando, in alternativa, acqua profumata e creme agli olii essenziali, che mantengono inalterata l’idratazione cutanea. Bere fino a 2 litri di acqua al giorno, una abitudine che contribuisce a mantenere la pelle elastica, e includere nella dieta frutta e verdura, fonte di molecole antiossidanti, frutta secca ed olio d’oliva, riserve fondamentali di vitamina B ed E. E, per chi proprio non può vedersi senza il proprio colorito ambrato, oltre ai raggi del sole di fine estate, che stimolano positivamente la produzione di melanina, basteranno alcune esposizioni di 10-15 minuti a lampade artificiali, per esempio durante la pausa pranzo, per fissare e mantenere il colore ottenuto in vacanza. Approfittando, anche, delle nuove lampade che stimolano il collagene, di cui parleremo nelle prossime pagine della rivista. 

lunedì 9 luglio 2012

Dall'Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica il decalogo per aiutare i pazienti nella scelta del medico


Chirurgia plastica: attenzione a chi vi affidate!Molti professionisti propongono interventi senza averne i requisiti: da Aicpe le linee guida per tutelare i pazienti che richiedono interventi di chirurgia estetica
Un settore che fa gola a molti, anzi a troppi, con rischi anche gravi per la salute dei pazienti. Si tratta della chirurgia e medicina estetica, un campo sempre più affollato di professionisti che non sempre hanno le credenziali per lavorarci. L'Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) ha messo a punto un vademecum per aiutare i pazienti nella scelta del medico a cui affidarsi per un "ritocchino". «Molti medici offrono prestazioni di chirurgia plastica senza averne i requisiti o propongono trattamenti chirurgici in strutture non adeguate o autorizzate - afferma Mario Pelle Ceravolo, vicepresidente di Aicpe -. I pazienti devono prestare molta attenzione nella scelta del chirurgo, senza fidarsi solo dei messaggi pubblicitari: si rischia non solo di essere insoddisfatti dei risultati, ma anche di subire gravi danni. Gli interventi di chirurgia estetica comportano, di solito, un basso rischio e quindi possono essere eseguiti con molta tranquillità e sicurezza: perché ciò avvenga, tuttavia, è fondamentale che sia l'operatore sia l'ambiente siano adeguati, anche quando si tratta di procedure apparentemente semplici».
Da qui nasce l'idea di un decalogo per il paziente che si affaccia al mondo della chirurgia plastica. Il primo passo è verificare le credenziali del medico a cui ci si rivolge: «In Italia tra chirurghi ufficiali, non ufficiali e abusivi si contano almeno 5.000 medici che praticano la chirurgia plastica, anche se è difficile avere una stima precisa - afferma Pelle Ceravolo -. Gli unici di cui fidarsi sono quelli specializzati in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva ed Estetica, ossia chi, dopo la laurea in Medicina, hanno frequentato per cinque anni una Scuola di Specializzazione Universitaria in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica oppure chi ha maturato un'esperienza comprovata e verificata per almeno cinque anni nel settore». Altri criteri per scegliere il medico di fiducia sono l'eventuale attività ospedaliera o universitaria e l'accreditamento nelle due società scientifiche italiane, Sicpre e Aicpe. «Tutti gli iscritti a queste associazioni devono avere i requisiti per farne parte - prosegue il vicepresidente di Aicpe -. La lista completa dei soci è pubblica e si trova sul sito www.aicpe.org, mentre quella di Sicpre si può reperire su www.sicpre.it». Secondo: è fondamentale informarsi sulla struttura dove vengono eseguiti gli interventi. «Devono essere strutture sanitarie ufficialmente autorizzate - spiega Pelle Ceravolo -. Aicpe si sta muovendo attivamente per ottenere dal Ministero e dagli assessorati competenti un elenco che sia pubblico e facilmente consultabile con le strutture accreditate e gli interventi per i quali sono autorizzate. In alcune regioni è già presente, ma purtroppo non in tutte». Punto tre: è diritto del paziente ottenere notizie sui materiali utilizzati, come protesi o fillers. «È importante sapere cosa verrà utilizzato, assicurarsi che sia di qualità comprovata, prodotta da aziende riconosciute e certificate. Ogni medico deve illustrare ai pazienti ogni prodotto che utilizzerà e consegnare un'etichetta identificativa del prodotto» continua Pelle Ceravolo. Quattro: è consigliabile leggere il consenso informato presentato ai pazienti per qualunque tipo di terapia e chiarire eventuali dubbi con il medico. Quinto: verificare sempre il preventivo dei costi, chiarendo le perplessità su eventuali spese aggiuntive. Punto sei:professionalità e sicurezza hanno un costo. Diffidate di prezzi troppo bassi o di sconti: si tratta di un risparmio ad alto rischio, in quanto a farne le spese di solito sono sicurezza, qualità e affidabilità. Numero sette: informarsi sull'equipe chirurgica,soprattutto sull'anestesista, che ha un ruolo fondamentale sulla sicurezza dell'intervento e sulla tranquillità del paziente. Otto: attenzione a chi pubblicizza la prima visita gratuita. «La prima visita serve allo specialista per ascoltare il paziente, osservarlo ed esaminare a fondo situazione clinica, esigenze e possibilità di trattamento - afferma il vice presidente -. Il medico deve fornire informazioni complete sull'intervento proposto, alternative terapeutiche, tempi di convalescenza, risultati e possibili complicanze, dando al paziente la possibilità di fare domande. Il costo della visita non può essere valutato esclusivamente sul tempo richiesto, ma è frutto di anni di esperienza, studio e aggiornamento. Chi pubblicizza la visita gratuita potrebbe, anche se non è sempre così, non essere del tutto obiettivo nel valutare realisticamente l'opportunità d'intervento». Nono: molti pazienti chiedono al chirurgo di vedere immagini pre e post operatorie. Questa procedura, associata all'uso di programmi al computer per simulare i risultati, può essere importante per migliorare la comprensione dei risultati. «D'altra parte - puntualizza Ceravolo - basare la scelta del chirurgo solo sui meravigliosi risultati illustrati da alcune fotografie non è prudente. Di solito queste immagini rappresentano i migliori risultati ottenuti dal chirurgo, non quelli medi. Se non usati con realismo e serietà, insomma, questi mezzi possono creare nel paziente aspettative irrealistiche e fuorvianti». Decimo: quando si sceglie un chirurgo bisogna valutare, oltre a titoli ed esperienza, «la personalità, il senso di responsabilità, l'onestà intellettuale e quelle caratteristiche umane istintivamente deducibili dal contatto personale che un vero professionista dovrebbe avere. Un buon feeling fra medico e paziente è un requisito indispensabile per l'instaurarsi di un rapporto valido, capace di dare soddisfazioni reciproche».
AICPE: L'Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica, la prima in Italia dedicata esclusivamente all'aspetto estetico della chirurgia, è nata con l'obiettivo di dare risposte concrete in termini di servizi, tutela, aggiornamento e rappresentanza. Pur essendo una novità per il nostro Paese, non lo è affatto in molte altre nazioni europee e non, dove esistono da tempo associazioni che raccolgono tutti coloro che si interessano di chirurgia estetica. Ad Aicpe al momento hanno aderito oltre un centinaio di chirurghi in tutta Italia, tra cui si annoverano professionisti di fama e docenti universitari. Caratteristiche dell'associazione sono avere come associati solo professionisti, specialisti in chirurgia plastica, che hanno come attività principale la chirurgia a fine estetico e la rigida adesione a un codice etico e di comportamento da seguire non solo quando si indossa il camice, ma in tutti i momenti della vita. Scopo di Aicpe è tutelare pazienti e chirurghi plastici in diversi modi: disciplinando l'attività professionale sia per l'attività sanitaria sia per le norme etiche di comportamento; rappresentando i chirurghi plastici estetici nelle sedi istituzionali, scientifiche, tecniche e politiche per tutelare la categoria e il ruolo; promuovendo la preparazione culturale e scientifica; elaborando linee guida condivise. Tra gli obiettivi c'è anche l'istituzione di un albo professionale nazionale della categoria.

Idratazione e cura della pelle: i risultati di una ricerca europea



Una ricerca condotta in UK, Francia, Germania, Spagna e Italia da Consumer Analysis con il contributo di Allergan fa emergere preoccupazioni e incongruenze in tema di idratazione e cura della pelle e le cause del suo invecchiamento. Il 95% degli 11.000 intervistati non associa la formazione di rughe alla disidratazione della pelle, eppure quasi tutti concordano sulla necessità di mantenerla idratata perché rimanga sana, fresca e con un aspetto giovane e per il 23% le rughe sono la prima preoccupazione riguardo alla propria pelle. 
L’obiettivo principale di questa ricerca, la più ampia del suo genere - ha coinvolto 11.000 soggetti - era quello di capire cosa gli Europei sanno in tema di idratazione della pelle e le relative modalità per prendersene cura. 
11.000 gli intervistati, sia uomini che donne, in Europa – e nello specifico in Italia, Francia, Germania, Spagna e UK, accomunati dal una serie di dati tra cui spicca la mancanza di conoscenza della relazione tra idratazione della pelle e comparsa delle rughe. Circa il 95% degli intervistati infatti non correla i due elementi e questo nonostante quasi tutti (Italia 90%, Spagna 84%, UK 83%, Germania 81%, Francia 80%) concordino sul fatto che per avere una pelle sana, fresca e di aspetto giovane è importante mantenerla ben idratata. Di fatto, più del 45% di uomini e del 41% delle donne non sa esattamente cosa significhi “pelle disidratata”, pur avendo tra le loro maggiori preoccupazioni – per il 23% - riguardo alla pelle proprio la formazione delle rughe
La definizione di pelle sana varia da Paese a Paese: per Tedeschi (64%), Inglesi (57%) e Italiani (52%) è sana una pelle senza macchie o imperfezioni, per i Francesi (59%) quella luminosa, mentre per gli Spagnoli (55%) quella visibilmente liscia
Nei Paesi più a Nord (Germania 41%, Francia 24%, UK 32%) ci si preoccupa di più della salute della pelle nei mesi invernali, mentre in Italia (31%) e Spagna (35%) si temono di più i mesi estivi. 
Nonostante si prendano cura della pelle con creme e lozioni, sono tanti coloro che non sono soddisfatti dei risultati e ritengono che queste misure non siano efficaci per l’idratazione della pelle nel lungo periodo e per ridurre i segni dell’invecchiamento: tra i più insoddisfatti i Francesi – ben il 47% - seguiti dai Tedeschi e dagli Italiani (36%), dagli Inglesi (32%) e infine gli Spagnoli (23%). 
In linea con questi dati, gli intervistati stanno considerando di passare da trattamenti di superficie quali creme e lozioni a un vero e proprio trattamento iniettabile di idratazione profonda, con differenze minime tra Paesi (tra il 21% e il 23%) 
Focus Italia 
In Italia 9 persone su 10 ritengono importante mantenere idratata la propria pelle, specialmente quella del viso e per assicurarsi di avere comunque una pelle ben idratata. Per ottenere questo risultato, il 66% del campione italiano usa creme o lozioni idratanti, beve molta acqua (il 65%) e utilizza – il 24% - una crema o una lozione specifica per pelli disidratate. Ben il 36% però non è soddisfatto dei risultati e ritiene che le creme non siano realmente efficaci per idratare la pelle nel lungo periodo, né per ridurre le rughe. 
Non sorprende allora, forse, che ben il 43% degli Italiani ogni anno prenda in considerazione l’ipotesi di un fare un lifting al viso o un trattamento iniettabile di idratazione profonda e il 12% ci pensi addirittura una volta a settimana o più spesso
La ricerca conferma poi un trend in continua crescita negli anni recenti ovvero: gli uomini italiani si prendono molta cura del proprio aspetto, in alcuni casi più delle donne. Essi sono tra i più attenti (82%), preceduti solo dagli Spagnoli (85%) e, sorprendentemente si preoccupano molto di più della mancanza di tono della pelle (91%) e delle rughe 
(83%) che non di diventare calvi (81%) o di avere i capelli grigi (72%). La ricerca evidenzia che l’8% degli uomini già si sottopone a trattamenti viso per mantenere la pelle idratata . 
LA RICERCA 
La ricerca “SKIN HYDRATION & ANTI-AGEING – EUROPEAN SURVEY REPORT”, la più ampia nel suo genere, è stata condotta da Consumer Analysis Ltd.1 su un campione di più di 11.0002 uomini e donne europei di età compresa tra 21 e 59 anni, rappresentativo sia delle singole popolazioni di UK, Francia, Germania, Italia e Spagna, sia del peso di questi Paesi sulla popolazione europea. 
L’obiettivo della ricerca era di indagare livello di comprensione, attitudini e comportamenti circa l’idratazione della pelle e il ruolo che gioca nel processo anti-età. La ricerca è stata anche strutturata per comparare quanta importanza le donne e gli uomini ripongono nelle opzioni di trattamento anti-età e quali azioni le persone intraprendono per preservare un aspetto giovane. Infine, poiché molte persone hanno iniziato ad apprezzare e ad accettare i benefici dei trattamenti cosmetici iniettabili, la ricerca esplora quanto le persone hanno realmente confidenza con queste procedure, in particolare riguardo al mantenere la pelle idratata e luminosa. 
### 
Allergan Inc. è una società che opera nel settore sanitario, multispecialistica; fondata 60 anni fa, con l’impegno e l’obiettivo di sviluppare trattamenti innovativi per aiutare le persone a raggiungere il proprio potenziale di vita. La società oggi conta circa 10.000 dipendenti in più di 100 paesi, con una struttura di marketing e vendite globale con un ampio e dinamico portafoglio di prodotti, che variano dalle specialità medicinali, ai dispositivi medici. Inoltre dispone di tecnologie d’avanguardia in Ricerca e Sviluppo, nella produzione e nei controlli della sicurezza, che aiutano milioni di pazienti a vedere meglio, a muoversi più liberamente e a esprimersi in modo più completo. Dagli inizi, quando era una società specializzata nella cura dell’occhio, all’attuale specializzazione in vari campi medici (fra cui l’oftalmologia, le neuroscienze, l’obesità e la medicina estetica e la dermatologia), Allergan è orgogliosa di festeggiare 60 anni di progressi medici ed è orgogliosa di sostenere i pazienti e i medici che confidano nei suoi prodotti, nonché il personale e le comunità nelle quali vive e lavora. 

giovedì 22 marzo 2012

Anche la crioterapia diventa low cost


In medicina ci sono diverse certezze. Una di queste è che la crioterapia è una metodica efficace per il trattamento di lesioni cutanee superficiali di natura benigna e premaligna. L’uso del freddo in medicina è prassi piuttosto antica; soltanto in tempi relativamente recenti si sono chiariti alcuni meccanismi che hanno permesso di perfezionare le tecniche e scegliere più accuratamente le indicazioni. Le alterazioni biologiche che seguono all’abbassamento della temperatura dei tessuti sono diverse se questo è lento o rapido. Il congelamento lento determina la formazione di cristalli di ghiaccio extracellulari, mentre quello rapido produce ghiaccio intracellulare. Il congelamento lento è un’evenienza poco controllabile in quanto è molto difficile valutare la profondità e l’estensione del danno prodotto. Per esemplificare, il congelamento lento è quello che avviene in montagna o nei climi particolarmente freddi allorché, al pallore della superficie cutanea segue una necrosi massiva della regione interessata: è evidente che tutto ciò non può avere fini terapeutici. Il raffreddamento rapido, invece,  provoca un congelamento dell’acqua intracellulare, riduzione degli ioni, alterazione delle proteine e degli enzimi con sconvolgimento degli scambi di membrana. Tutto ciò si traduce in un danno tissutale molto più preciso e controllabile tanto che, nei tempi di applicazione terapeutici, si ottiene sempre un distacco dermo-epidermico senza danno al derma e quindi una guarigione senza cicatrice. Il danno tissutale è dovuto sia ad effetti diretti sul tessuto sia alla stasi venosa che si instaura dopo lo scongelamento. I massimi effetti distruttivi sono determinati da cicli ripetuti di congelamento e scongelamento in quanto ad ogni ciclo c’è un richiamo d’acqua e la maggior quantità d’acqua facilita la trasmissione del freddo. La crioterapia può essere usata come trattamento di scelta, come metodo alternativo e in aggiunta ad altre terapie. Fra le lesioni benigne trattabili, alcune sono di interesse prettamente estetico quali le lentigo solari e senili, le cheratosi seborroiche e attiniche, i fibromi penduli, l’acne (volgare, cistica, cheloidea); altre patologie di interesse dermatologico sottoponibili a crioterapia sono le verruche sia piane che volgari, i condilomi, le discheratosi e gli epiteliomi basocellulari superficiali. L’azoto liquido (-196°C) è oggi il criogeno più usato e versatile: permette la tecnica a bastoncino, la tecnica spray e quella mediante sonde a contatto. Attualmente si tende ad abbandonare la procedura a bastoncino in quanto molto imprecisa e piuttosto rischiosa in quanto di difficile valutazione. Nell’ambulatorio medico l’azoto liquido viene conservato in contenitori/dewar dai quali può essere facilmente immesso negli apparecchi di crioterapia ricorrendo alla tecnica spray o a contatto. Gli apparecchi di crioterapia più utilizzati sono il CryAc americano e il CryoPro danese. L’azoto liquido è il criogeno più aggressivo e quindi necessita di particolare attenzione nell’utilizzo. Di particolare interesse in crioterapia è l’uso del protossido d’azoto (-89°C). Questo gas, a differenza dell’azoto, può essere sigillato in bombole/cartucce di piccole dimensioni che consentono quindi la messa in commercio di apparecchiature di proporzioni molto ridotte. Ne consegue non solo una estrema maneggevolezza ma anche una vantaggiosissima facilità di trasporto dello strumento nel caso, ad esempio, di eventuali interventi in ambulatori diversi. La quantità di protossido di azoto contenuto in una bombola, nonostante le piccole dimensioni degli strumenti, è comunque tale da permettere un elevato numero di trattamenti. è evidente che l’interesse predominante dell’uso del protossido d’azoto risiede nella bassa temperatura del gas e nell’efficacia terapeutica che ne deriva.

Conservanti sì conservanti no

C’è chi sostiene che la vera bellezza del viso di una donna traspaia solo quando è senza trucco. Secondo altri, al contrario, ogni volto a suo modo è dotato di bellezza e un make-up ben eseguito non fa che esaltarne le peculiarità che già possiede, dando la possibilità a chiunque di apparire attraente. Che si preferisca un effetto naturale o viceversa più sofisticato, è indubbio che ogni donna oggi utilizza per la propria immagine numerosi prodotti cosmetici che vanno da una semplice crema per il viso all’ombretto più tecnologico. Anche perché, come dicono tanti professionisti dell’immagine, il vero look acqua e sapone non è mai esistito e anzi per essere realizzato necessita dell’utilizzo di parecchi prodotti. Ed è qui che sorgono i problemi: i prodotti di make up sono in larga parte anidri e ricchi di pigmenti organici e inorganici e la loro persistenza protratta nel tempo sulla pelle, può creare diversi problemi in quanto eventuali impurità e molecole potenzialmente nocive, diluite col sudore possono penetrare nello strato corneo. I metalli pesanti, tra cui il Nichel in primis, sono per esempio impurezze molto frequenti nei cosmetici ed è ormai stranoto come possano essere la causa di allergie anche gravi e avere effetti nocivi su tutto l’organismo. Un altro fattore di rischio è costituito dai conservanti necessari affinché i prodotti che si utilizzano durino nel tempo. Proprio su questa componente delle formulazioni in commercio andrebbe fatta un pò di chiarezza. Innanzi tutto va detto che i cosmetici che hanno conservanti sono quelli che contengono anche acqua. Gli olii e il burro di cacao a esempio non ne hanno bisogno. Inoltre è necessario capire che i conservanti, quando sono presenti, svolgono l’importante compito di preservare un prodotto nel tempo esattamente come quelli contenuti nei cibi. Essi combattono i microorganismi come i batteri e non permettono alle muffe di attecchire. La loro presenza quindi appare quasi necessaria soprattutto dopo l’apertura del prodotto, quando cioè il rischio contaminazione è più alto. Un cosmetico deteriorato può causare gli stessi rischi di infezione e allergia di uno che non rispetta i parametri sulle numerose sostanze tossiche cui abbiamo accennato pocanzi. I rischi per i conservanti semmai esistono quando le aziende che producono i cosmetici non rispettano le norme già vigenti e quindi eccedono nel loro quantitativo. Anche in questo caso però va fatta una precisazione: non è l’elevato numero di conservanti a creare problemi bensì il quantitativo superiore alla norma di anche uno solo di essi. Esistono comunque anche dei conservanti nocivi tout cort e per questo non ammessi dalla legge. Il Kathon ad esempio è uno di questi. Si tratta di un battericida di sintesi ad ampio spettro, attivo anche a bassi dosaggi, considerato un forte sensibilizzante. Il Quaternium 15 è un’altra sostanza antisettica altamente tossica costituita da un sale di ammonio quaternario. Esso rilascia formaldeide e produce sensibilizzazione come anche l’Imidazolidinyl urea. Discorso a parte meritano i parabeni, largamente usati nelle formulazioni cosmetiche. Molti studi hanno dimostrato che queste sostanze penetrano nella pelle e possono essere rintracciati nel sangue anche per qualche minuto dopo l'applicazione. Ancora oggi è dibattuto se si tratti di sostanze nocive o meno. Il Comitato Scientifico dell’Unione Europa per la Sicurezza del Consumatore (SCCS), formato da ricercatori e scienziati col compito di formulare pareri sui rischi per la salute e la sicurezza dei prodotti di consumo, nel 2010 ha condotto uno studio sul butyl-paraben e il propyl-paraben. Poiché i dati non erano sufficienti a trarre conclusioni sugli effetti delle sostanze sul sistema ormonale, il SCCS ha concluso che il loro uso è sicuro fino a una concentrazione dello 0.19%. Peccato però che oggi la legge consenta l'utilizzo di concentrazioni più elevate, fino allo 0.4% per gli esteri e fino allo 0.8% per le miscele di esteri. Mentre sono risultati completamente sicuri il methyl-paraben e l'ethyl-paraben. Famoso poi lo studio della biologa Philippa Darbre, dell'università di Reading (Regno Unito) pubblicato nel 2004 sul Journal of Applied Toxicology, secondo cui ci sarebbe una corrispondenza (ma i test sono stati eseguiti solo su venti soggetti) tra l’utilizzo di sostanze contenenti parabeni e l’insorgenza di tumore al seno. Verità o allarmismo? Ad oggi non esiste sicurezza e del resto la scelta di moltissime aziende cosmetiche di ripiegare su sostanze naturali per la conservazione di propri prodotti sembra comunque essere ispirata da una sana prudenza. Tuttavia non sempre la nomenclatura “naturale” corrisponde a una reale mancanza di conservanti e anche se vige l’obbligo di esporre sull’etichetta l’elenco di tutte le sostanze che compongo la formulazione, non tutti sanno a cosa corrispondono le tante sigle che in essa appaiono. L’unica soluzione resta, almeno per i parabeni, di preferire i prodotti che hanno la dicitura Parabens Free e soprattutto di comprare prodotti certificati che hanno nella provenienza sicura la più importante garanzia sulla loro composizione.

Il massaggio alle erbe tailandesi

Ci sono tecniche di massaggio che appartengono a più tradizioni culturali. È il caso del massaggio con i sacchetti alle erbe che troviamo sia nella tradizione Ayurvedica con il nome di Ilakkizhi o Patrasweda che in quella Tailandese dove invece si chiama Luk Pra Kob. Quale dei due è nato prima? Le origini di questa tecnica si perdono nei recessi della storia e in molti casi sconfinano nella leggenda. Se si volesse datarne la nascita, essa andrebbe fatta risalire a circa 2500 anni fa, per merito di Shivago KomarpaJ medico del nord dell’India amico di Budda. Pare che inizialmente le basi di questo massaggio, come di tutte le altre tecniche, fossero tramandate oralmente dai maestri per poi essere finalmente trascritte su foglie di palma. Tali scritti, parte dei quali ancora intatti, furono venerati come testi sacri per moltissimo tempo e furono raccolti attorno al 1800 dal re della Tailandia Rama III, che non solo ne favorì lo studio nel suo regno ma 32 anni più tardi, diede una raffigurazione visiva dei punti energetici su cui il massaggio agisce, facendoli incidere su 60 lastre in pietra. Oggi, per vedere questo monumento al benessere, basta recarsi a Bangkok, nel tempio Phra Chetaphon, meglio conosciuto come Wat Po, dove tali lastre sono raccolte. Per chi desidera apprendere l’insieme di tutte le regole del massaggio tailandese c’è bisogno di anni di studio e di pratica. Non si tratta infatti di un massaggio propriamente rilassante in quanto, come è noto, richiede l’utilizzo di gomiti, ginocchia e mani e prevede una energica stimolazione di centri nevralgici del corpo (Sen) che se premuti in modo sbagliato possono causare dolore anche intenso. Questo rende la tecnica alla portata solo di operatori qualificati. Più facile da praticare e con meno conseguenze, il massaggio con i sacchetti di erbe di cui si parlava all’inizio. Questa tecnica se da una parte infatti prevede la stimolazione degli stessi punti energetici, dall’altra utilizza movimenti più morbidi e leggeri (tanto da essere indicata anche nel trattamento di soggetti affetti da osteoporosi) effettuati attraverso la pressione di sacchetti di erbe essiccate dall’effetto rilassante. I sacchetti contengono curcuma, che aumenta l’elasticità della pelle, canfora, che tonifica i vasi sanguigni, tamarindo e zenzero per un’azione energizzante. Per aumentare l’effetto benefico delle erbe, l’operatrice provvede prima di iniziare, a scaldare i sacchetti. Il calore ha l’effetto di dilatare i pori della pelle permettendo alle proprietà delle erbe di penetrare in profondità agendo sulle impurità della pelle, la ritenzione idrica e rilassando muscoli e nervi. 

mercoledì 22 febbraio 2012

Apre lo Sportello Pip: una linea diretta tra i chirurghi plastici Aicpe e le pazienti


"Vogliamo fare chiarezza e aiutare le donne che hanno una protesi Pip" dice il segretario di Aicpe, Eugenio Gandolfi
Uno strumento di aiuto e supporto per le donne a cui è stata impiantata una protesi Pip al seno: è lo Sportello Pip, attivato da Aicpe, Associazione italiana chirurghi plastici estetici, per dare una risposta personalizzata, competente e autorevole a tutte le pazienti che hanno dubbi o perplessità sull'argomento. Aicpe ha infatti attivato l'indirizzo mail sportellopip@aicpe.ital quale rivolgersi per avere, gratuitamente, chiarimenti e spiegazioni da medici professionisti.
«Sulla vicenda delle protesi Pip, che noi chirurghi siamo i primi a definire scandalosa, c'è molta disinformazione - afferma Eugenio Gandolfi, segretario di Aicpe -. Sono girate notizie poco corrette e imprecise e le pazienti si sono sentite, comprensibilmente, disorientate, prese in giro e spaventate, senza contare poi l'alto rischio di speculazione da parte di colleghi poco seri. Come associazione vogliamo dare alle pazienti un segnale forte e offrire un aiuto concreto: noi siamo dalla loro parte, comprendiamo i loro dubbi e ci teniamo a fare chiarezza. A fronte delle rotture e delle infezioni che si sono verificate in alcune pazienti, esiste un problema di carattere psicologico: molte donne vivono con estrema ansia questa situazione e devono poter trovare un professionista in grado di spiegare loro la situazione».
Lo Sportello Pip vuole essere una voce autorevole sulla questione oltre che un punto dove i medici di Aicpe si mettono in ascolto: «Risponderemo alle domande delle pazienti e ascolteremo le loro paure - spiega Gandolfi -. Vogliamo informare sui dati scientifici di cui siamo in possesso, mettere al corrente dei rischi che si corrono, ma anche evitare inutili preoccupazioni. Ovviamente il nostro vuole essere uno strumento di supporto, non vogliamo sostituirci alle visite mediche e ai controlli che è necessario effettuare. Ogni caso deve essere poi valutato individualmente da uno specialista: raccomandiamo a chi si è sottoposto ad un intervento di rivolgersi al proprio chirurgo di fiducia per monitorare la situazione e prendere le dovute misure di controllo o terapeutiche».
Aicpe si è già schierata nella contorta vicenda delle protesi Pip: oltre a presentare una denuncia contro il produttore francese e contro l'ente di controllo tedesco, si ritiene parte lesa.: «È ingiusto attribuire a noi chirurghi colpe che non abbiamo - prosegue Gandolfi -. Abbiamo utilizzato strumenti certificati - le Pip erano regolarmente marcate CE - e che non presentavano sia dal punto di vista estetico sia da quello economico evidenze di possibili anomalie. Come chirurghi plastici ci riteniamo truffati a nostra volta».
Per rivolgere ai chirurghi domande o perplessità è possibile scrivere all'indirizzo mail sportellopip@aicpe.it. A rispondere sono gli esperti Aicpe, l'associazione che riunisce, unica in Italia, i medici specialisti in chirurgia plastica estetica. I soci sono professionisti con anni di esperienza alle spalle e una conoscenza approfondita del caso Pip.
AICPE: L'Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica, la prima in Italia dedicata esclusivamente all'aspetto estetico della chirurgia, è nata con l'obiettivo di dare risposte concrete in termini di servizi, tutela, aggiornamento e rappresentanza. Pur essendo una novità per il nostro Paese, non lo è affatto in molte altre nazioni europee e non, dove esistono da tempo associazioni che raccolgono tutti coloro che si interessano di chirurgia estetica. Ad Aicpe al momento hanno aderito oltre un centinaio di chirurghi in tutta Italia, tra cui si annoverano professionisti di fama e docenti universitari. Caratteristiche dell'associazione sono avere come associati solo professionisti, specialisti in chirurgia plastica, che hanno come attività principale la chirurgia a fine estetico e la rigida adesione a un codice etico e di comportamento da seguire non solo quando si indossa il camice, ma in tutti i momenti della vita. Scopo di Aicpe è tutelare pazienti e chirurghi plastici in diversi modi: disciplinando l'attività professionale sia per l'attività sanitaria sia per le norme etiche di comportamento; rappresentando i chirurghi plastici estetici nelle sedi istituzionali, scientifiche, tecniche e politiche per tutelare la categoria e il ruolo; promuovendo la preparazione culturale e scientifica; elaborando linee guida condivise. Tra gli obiettivi c'è anche l'istituzione di un albo professionale nazionale della categoria.

mercoledì 4 gennaio 2012

Aromaterapia: possibili reazioni cutanee


Il potere curativo delle piante è noto da secoli e recentemente molti degli effetti benefici dell’aro­materapia sono stati riconosciuti anche dalla medicina tradizionale. Questo genere di medicina alternativa trova moltissime applicazioni grazie alle numerose proprietà biologiche degli oli essenziali. Infatti, a seconda dei protocolli, queste essenze sono utilizzate come antispastici, analgesici, antimicrobici, balsamici, digestivi, antiossidanti, rilassanti, agendo con efficacia su vari tipi di infiammazione e disturbi della pelle, forme influenzali ma anche manifestazioni tipiche della depressione del sistema immunitario. In questo splendido scenario non bisogna però dimenticare i più elementari principi di precauzione visto che può anche capitare che l’uso degli oli essenziali provochi nei soggetti trattati allergie e intolleranze. Si legge poco di questa eventualità, ma è certo che gli effetti collaterali possono essere molto vari e dipendono dalle modalità di somministrazione di queste sostanze. I più predisposti a sviluppare reazioni allergiche in seguito a trattamenti aromaterapici sono le persone che normalmente soffrono di intolleranze alimentari, asma e altri tipi di allergie. Inoltre, di solito chi manifesta una ipersensibilità verso una determinata sostanza ha un alto potenziale di sviluppare allergie a sostanze simili. Se utilizziamo gli oli essenziali per via esterna, attraverso applicazioni topiche, possiamo andare incontro a reazioni cutanee come eritema, desquamazione, arrossamento, prurito e macchie. Per evitare fenomeni di sensibilizzazione e assuefazione, una stessa essenza non dovrebbe essere usata per più di sei giorni consecutivi. Quando si utilizza per la prima volta un olio essenziale è buona regola verificare che la cliente non sia già allergica. Un accorgimento molto semplice può essere quello di mettere una goccia di olio su un batuffolo di cotone e tenerlo per 24 ore con un cerotto in modo da isolarlo da vari agenti esterni. La zona più adatta per questo test può essere la piega di un gomito. Nel caso comparisse rossore o prurito nella zona interessata sarà necessario evitare o sospendere l’utilizzo di quel tipo di olio. Va precisato che i trattamenti aromaterapici di origine biologica e naturale più raramente provocano intolleranze e reazioni di questo genere. Le cause reali vanno ricercate infatti nella scarsa qualità dei prodotti utilizzati, nella loro contaminazione e nell’adulterazione con composti chimici. I rischi di intolleranze sono aumentati dalla facile reperibilità del prodotto in erboristerie, supermercati, ma anche porta a porta e online. Un evento possibile perché a causa della concorrenza molte aziende che confezionano prodotti aromaterapici, abbassano i costi diluendo gli oli essenziali con sostanze sintetiche, stabilizzatori di profumo, producendo una qualità inferiore. Inoltre gli oli più economici non hanno le stesse proprietà curative e possono risultare tossici. Vendere oli essenziali trattati come “prodotto naturale” può trasmettere l’idea sbagliata di innocuità del prodotto. Stretti controlli qualitativi e la consapevolezza di queste problematiche aiutano a evitare spiacevoli effetti collaterali.

Il massaggio di Gengis Khan


Tante sono le tecniche di massaggio di origine orientale che negli ultimi anni sono sbarcate in Italia con successo. Sicuramente una delle più antiche e suggestive è quella denominata Chua k’a. Con questo nome si indica un sistema di cure basate sulla digitopressione risalente almeno a 700 anni fa e di provenienza mongola. Praticata nell’antichità per lenire i dolori e le ferite dei guerrieri del prode Gengis Khan, questa tecnica si basa su alcuni principi che affondano le proprie radici nel sistema filosofico religioso di quelle terre e di quel tempo. Il concetto cardine di questa disciplina, in anticipo sui tempi e soprattutto su quella branca della scienza chiamata psicosomatica, è che il corpo possiede una memoria fisica degli avvenimenti psicologicamente o fisicamente rilevanti che ha sofferto. Contratture e dolori che si protraggono nel tempo, quindi, sarebbero una semplice manifestazione della paura inconscia di rivivere eventi particolarmente traumatici subiti nel passato. In parole più semplici, dopo una botta particolarmente forte o in seguito a una ferita, anche se si dimentica come se la si è procurata, i muscoli attorno alla zona colpita continuerebbero a restare contratti e a ridurre il movimento o addirittura a non farne in assoluto per evitare di provare di nuovo quel tipo di esperienza dolorosa. Questo trattenersi avrebbe alla lunga delle ripercussioni anche molto serie sull’equilibrio psicofisico dell’uomo, finendo con il generare in lui tutta una serie di malesseri diffusi e stati d’animo fortemente negativi o addirittura debilitanti. è a questo punto che entra in gioco il guaritore e nel nostro caso il massaggiatore. Costui agisce compiendo con le mani delle pressioni profonde e lentissime, quasi striscianti, sul corpo del paziente, seguendo una mappa ideale che corrisponde sia al tipo di emozione negativa che al dolore che egli sta provando. Secondo i testi tradizionali, esistono ben 25 di queste mappe, ognuna delle quali sarebbe associata ad altrettanti disturbi fisici ed emozioni. Tra queste ultime secondo l’antica concezione mongola, le più importanti sono la paura, la timidezza, l’incapacità decisionale e pratica, lo scoraggiamento e il disorientamento. Il fine ultimo dei movimenti eseguiti è quello di sciogliere le tensioni riconducendo così la persona tra le braccia del Kath. Con questo nome si indica l’energia primordiale che pervade ogni cosa fin dalla sua creazione ma da cui ci si allontana quando appunto le contratture e le negatività ne bloccano o quantomeno limitano il naturale fluire nel nostro essere. La manipolazione ha, di conseguenza, anche lo scopo di liberare le emozioni sopite o bloccate rendendole pure e permettendo loro di esplodere nella loro piena intensità. Tale risultato nasconde però un’insidia: quella di finire con il creare dei traumi emozionali nel paziente. Per evitare questo tipo di problema è necessario che il trainer abbia una preparazione più che adeguata nel praticare il Chua k’a e soprattutto che sia disponibile a seguire il soggetto delle sue cure anche dopo la fine del trattamento fornendogli sostegno psicologico e supporto morale laddove sia richiesto. Attenzione quindi a chi dovesse proporvi corsi di formazione della durata di un fine settimana... Per finire una curiosità, chi l’ha provato dice che si tratta di un massaggio estremamente piacevole in cui si sfiora la labile linea di confine che esiste tra il piacere e il dolore.

Il bamboo, legno speciale anche per i massaggi



Il bamboo è una pianta che appartiene alla famiglia delle graminacee. La rapida rinnovabilità e la coltivazione economica ne hanno favorito la diffusione, specialmente in Asia, e la lunga vita dell’albero ha reso il bamboo un simbolo di buon auspicio per i cinesi, mentre in India rappresenta il valore dell’amicizia. Il legno, molto leggero, si lavora con facilità ed è abbastanza resistente. Qualità che spiegano il recente rilancio del suo utilizzo all’interno di molti centri e istituti di estetica, anche in considerazione della crescente at­tenzione a elementi e soluzioni che si rifanno ad atmosfere proprie dell’estremo Oriente. I luoghi del benessere puntano, ormai spesso, a proporsi come realtà senza confini, dove curare il corpo e distendere la mente, per la costituzione di un tempio di rigenerazione psicofisica. Il resort Villasanpaolo di San Gimignano, ospita al suo interno Irispa, una splendida struttura dedicata al relax dei propri clienti, che ha fatto della scelta dei materiali un proprio segno distintivo: ogni componente richiama il territorio toscano, dagli elementi strutturali alle componenti della linea cosmetica sviluppata al suo interno. Una eccezione è stata fatta proprio per il bamboo, considerato essenziale nella liturgia del benessere proposto nei tanti protocolli offerti. In questo caso, però, la scelta non ha riguardato oggetti e accessori come i lettini di massaggio, i paraventi e i carrelli, ma si è rivolta a tecniche e rituali che intervengono direttamente sull’equilibrio psico-fisico dell’ospite. In particolare le esperte massaggiatrici di Irispa hanno adottato il Bamboo Massage, che viene realizzato sia sul lettino che sul futon. Si tratta di un massaggio vigoroso, dalle spiccate caratteristiche biostimolanti e riattivanti, destinato al corpo e al viso, che può essere effettuato sia su parti localizzate prima di un trattamento che in versione completa. Le ondate di benessere legate alla stimolazione tramite speciali bastoni in bamboo, di diversa grandezza, si propagano su tutto il corpo fino a raggiungere lo spirito, favorite dall’olio e dagli effetti della candela da aromaterapia: il massaggio riduce le tensioni, stimola le percezioni sensoriali, riattiva la circolazione, ristruttura la silhouette e leviga la  pelle. Per gli effetti drenanti, decontratturanti e defaticanti, è una tecnica fresca e fragrante indicata sia per la donna che per l’uomo: lo sportivo, a esempio, grazie alla stimolazione delle placche neuromuscolari, gode della pratica decontratturante e rinvigorente. Nella donna, soprattutto in presenza di cellulite, sia edematosa che fibrotica, il risultato deriva dalle azioni drenanti e riattivanti. L’effetto linfodrenante si abbina così ai benefici della riflessologia, riuscendo a stimolare la circolazione sanguigna e linfatica e generando un complessivo  senso di sollievo. Un altro protocollo adottato alVillasanpaolo e studiato per il rilassamento dei clienti è il massaggio streaming, una tecnica nata in Vietnam negli anni ‘60. L’obiettivo è di scaricare le tensioni attraverso un contatto particolarmente dolce con talco e pennelli in grado di favorire la liberazione spontanea dei blocchi della circolazione energetica e linfatica. La sensazione immediata è di un profondo rilassamento in cui ci si sente allo stesso tempo più fluidi nei movimenti e più energici: nei giorni seguenti si tende a percepire un aumento della qualità del sonno con un risveglio più rapido e sereno. Una serie di tecniche orientali in cui una massaggiatrice professionista interviene sfoggiando la giusta manualità, con giochi di polso dalle tecniche specifiche di “riprese rullate”, dal rotolamento allo scivolamento.

martedì 3 gennaio 2012

Due tecniche in una seduta per eliminare le rughe senza bisturi


«Combinando laser frazionato e lipofilling è possibile cancellare gli antiestetici "codici a barre" e contrastare la perdita di volume» afferma Patrizia Gilardino, chirurgo plastico di Milano
Le tendenze beauty e makeup del 2012 mettono in primo piano le labbra, da evidenziare con rossetti decisi e vivaci. Anche per questo, le rughe del contorno labbra si confermeranno fra gli inestetismi più odiati dalle donne. Dette anche "rughe codice a barre", per via della loro conformazione, compaiono in genere dai quarant'anni in poi. «Queste rughe sono purtroppo in grado di regalare all'intero volto un aspetto sciupato e invecchiato. D'altra parte la zona delle labbra, oltre a essere molto delicata, è anche inevitabilmente sottoposta a stress: alla normale mimica facciale si aggiungono l'azione del sole e dell'inquinamento. Fumare, poi, è deleterio» confermaPatrizia Gilardino, chirurgo plastico di Milano socio del Sicpre - Società italiana di chirurgia plastica e ricostruttiva.
Oggi una soluzione efficace per ringiovanire le labbra viene da una combinazione di tecniche di medicina estetica che il chirurgo esegue in una sola seduta. «Si tratta di abbinare laser CO2 frazionato e lipofilling per ottenere due risultati -prosegue Gilardino-: il laser stimola la rigenerazione della pelle e come effetto si hanno le rughe "spianate", come con un lifting, mentre il lipofilling serve a ripristinare volume e carnosità».
Come funziona? Per prima cosa il chirurgo lavora con il laser CO2 frazionato, che crea una lesione sulla cute e viene distribuito in modo frazionato, poco invasivo, stimolando la produzione di elastina, fondamentale per l'elasticità della pelle. Poi si prosegue con il lipofilling, che consiste in un riposizionamento del grasso della paziente stessa, per riempire i tessuti là dove si sono svuotati.
La seduta dura circa 45 minuti e si svolge in anestesia locale. La convalescenza dura 4-6 giorni ed è legata soprattutto alla procedura con il laser: «Pur essendo un metodo poco invasivo, è necessario affidarsi a medici esperti in grado di eseguire questa tecnica alla perfezione e di dare i giusti consigli al paziente durante la convalescenza -spiega ancora Gilardino-. È una fase breve, ma la pelle si squama in modo importante, non ci si può esporre al sole ed è necessario seguire una terapia antibiotica». Già dopo 10 giorni la pelle risulta migliorata e continuerà a migliorare nei mesi successivi e il risultato durerà per i successivi due-tre anni o anche più, eventualmente con dei "richiami" con i filler.
Il costo della seduta è di 1500 - 2000 euro, a seconda dell'entità dell'intervento.
Patrizia Gilardino - Profilo professionale. Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università degli Studi di Milano nel 1988, Patrizia Gilardino si è specializzata nella Scuola di Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell'Università degli Studi di Milano nel 1993. Iscritta all'Ordine dei Medici di Milano dal 1989, ha lavorato fino al 2003 all'Unità Funzionale di Chirurgia Plastica dell'Ospedale Multimedica di Sesto San Giovanni. Esercita la libera professione al Poliambulatorio della Guardia di Finanza di Milano, al Centro Dermatologico Europeo e nel proprio studio di via Colonna, a Milano. È membro della Società di verifica e controllo di qualità e della Società americana di chirurgia plastica. È socio Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica) e, all'interno del Sicpre, è iscritta all'Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) www.gilardinochirurgiaestetica.eu.

mercoledì 28 dicembre 2011

Dopo l’acne cicatrici indelebili?


Nell’1% degli uomini e nel 5% delle donne, l'acne giovanile lascia sulla superficie cutanea, come triste ricordo, cicatrici deturpanti che, se presenti sul viso, possono costituire un problema estetico molto sentito. L’estetista si confronta ogni giorno con questa realtà ma, a tutt’oggi, ha pochi strumenti per affrontarla, anche se, a differenza di qualche anno fa, può prospettare al cliente un percorso multidisciplinare con cui ottenere risultati soddisfacenti. Esistono numerose varietà di cicatrici: depresse (atrofiche), la cui profondità dipende da gravità e intensità del processo infiammatorio; superficiali, simili a macchie, con fondo lievemente arrossato o iperpigmentato; profonde, tipo piccoli buchi o di diametro maggiore fino a 1-2 cm, con bordi più sfumati, le più deturpanti (i cosiddetti crateri). Meno frequenti quelle di tipo ipertrofico o cheloideo dall’aspetto rilevato con colorito roseo. Le lesioni possono essere sparse qua e là su viso e collo ma anche tanto fitte da dare alla pelle un aspetto a grattugia, arrivando a condizonare, spesso anche sensibilmente, la psicologia dell’individuo e la sua capacità di relazionarsi con gli altri. Il quesito che spesso la cliente pone è se esse si potranno mai cancellare. Prima di tutto bisogna ricordare che tali lesioni sono spesso profonde e bisogna essere pazienti e seguire fino in fondo il programma terapeutico definito, pena delusioni e insoddisfazione. Quello che si può fare sicuramente è migliorarne l’aspetto rendendole meno appariscenti. Il camouflage correttivo, partendo dalla regola ottica per cui la visibilità è maggiore quanto più forte è l’ombra proiettata sul fondo o sulla cute circostante, ottiene miglioramenti estetici livellando con colori neutralizzanti o schiarenti i rilievi delle cicatrici ipertrofiche, abbassando i bordi e sollevando il fondo della depressione cutanea. Ma in un centro di estetica si può fare anche di più, preparando la cute a interventi più aggressivi di competenza medica e chirurgica e mantenendo i risultati raggiunti. Tramite un gommage, oppure con maschere all'argilla, alla menta, alla bardana o lievemente esfolianti. Anche un peeling leggero e superficiale può servire per ridurre la dilatazione dei pori e rimuovere lo strato superficiale di cellule morte, eliminando impurità e opacizzazione della pelle grassa. Ma illustriamo le cure più specificamente mediche. Ne esistono di 3 tipi: trattamenti disepitelializzanti o di resurfacing, come la dermoabrasione e i peeling chimici profondi (TCA, Fenolo, Acido Glicolico al 70%), che levigano la pelle, livellando solo le sporgenze ma lasciando l’infossatura. I tempi di guarigione sono lunghi e a volte incerti con rischio, se fatti male, di danni termici anche irreversibili. Tecniche di riempimento, che consistono nell’impiantare, con microiniezioni, sostanze riassorbibili (fillers di collagene, acido ialuronico o tessuto adiposo del soggetto stesso) nel derma per sollevare il fondo della cicatrice fino al livello della cute sana. Funzionano abbastanza ma la durata varia da soggetto a soggetto e il trattamento va ripetuto. Infine varie tecniche di correzione chirurgica: dallo scollamento della base della cicatrice a cratere dal derma profondo, per provocarne il sollevamento, alla microescissione chirurgica fino alla acne mosaic surgery: tecnica microchirurgica che rimpiazza i buchetti con minuscole tesserine cutanee prelevate dalla regione retroauricolare. Tutti trattamenti ambulatoriali che devono essere eseguiti sempre da un professionista esperto e meglio con il supporto cosmetico dell’estetista di fiducia.

I mille benefici della talassoterapia



Rimedio globale contro i disequilibri dell’organismo, la talassoterapia è uno dei metodi ideali per riacquistare in un tempo ragionevole forma e bellezza. Che si tratti di dimagrire, di ritrovare il tono o di beneficiare degli ultimi trattamenti estetici, i centri specializzati di talassoterapia – originaria della Francia per poi diffondersi in Italia e soprattutto in Tunisia con oltre 40 centri – riuniscono spesso competenze d’ambiente medico, attrezzature e prodotti cosmetici esclusivi ma anche diagnostica e ristoranti guidati dai consigli di esperti dietologi. La stimolazione dell’organismo mediante alcuni trattamenti a base d’acqua marina – impacchi e docce specifiche – fanno poi il resto. Non a caso, bellezza e talassoterapia vanno di pari passo: gli impacchi con alghe ammorbidiscono la pelle; la distensione e il riposo attenuano le rughe; i getti mirati delle vasche sciolgono e rassodano. Ma cos’è davvero la talassoterapia? E perché restituisce benessere al nostro organismo spesso stressato? Dal greco thalassa (“mare”) e therapeia (da therapeuin: “curare”), la talassoterapia è l’uso terapeutico degli elementi marini e dell’acqua marina, priva di ogni elemento inquinante. L’acqua marina ha infatti proprietà benefiche per l’organismo, la sua forma e la sua bellezza, dovute alla composizione, molto vicina a quella del plasma del sangue ed al componente vivo – plancton. Ad una temperatura di 34-38° C l’acqua marina ha la proprietà di trasmettere al nostro corpo, attraverso la cute, i sali minerali e oligominerali che in situazioni di stress o sofferenza spesso ci vengono a mancare. Bagni e docce d’acqua di mare, raccolte in apposite piscine e vasche a getto sotto la guida di estetiste e operatori specializzati, applicazioni cutanee di alghe e sedimenti marini, acqua salata nebulizzata sotto forma di aerosol sono alla base delle benefiche cure talassoterapiche. Che, per essere efficaci, devono basarsi su acqua attinta a una certa distanza dalla costa e a una certa profondità, in modo da mantenere le stesse caratteristiche dell’acqua di mare aperto. Da alcuni decenni, il bagno in acqua marina come fonte di salute e benessere, i massaggi e le cure del corpo occupano grande spazio in molte SPA italiane, ma è nella tradizione culturale della Tunisia che esse trovano la massima espressione. E qui, in splendidi ambienti dall’inconfondibile stile mediorientale, il bagno turco diventa un passaggio indispensabile della cura talassoterapica. Il fruscio dell’acqua e la luce diffusa creano ambientazioni quasi irreali ove il bagno di vapore, unito alle proprietà del mare, apportano alla pelle i benefici desiderati. Nei numerosi centri – da Tunisi a Djerba, da Tabarka a Hammamet - non c’è albergo di classe che non offra impacchi di alghe con effetto disintossicante, insieme a impacchi di argilla profumata di tradizione tunisina (tfal) che rendono la pelle più morbida. Garantiti da una lunga tradizione di benessere, tali trattamenti sono diventati un segno di distinzione sempre più importante nei centri di talassoterapia tunisini. Dove decine di migliaia di italiani vanno ogni anno attratti da rituali di benessere che nulla sembrano lasciare al caso, incluso il tè servito a cura completata.