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mercoledì 22 aprile 2015

Cancro al seno: le terapie mirate offrono nuove modalità di trattamento

 Nonostante la disponibilità di circa 25 farmaci per il trattamento del cancro al seno, sono molte le esigenze ancora non soddisfatte nel mercato globale. Per risolvere questo inconveniente, le aziende farmaceutiche hanno stabilito una robusta pipeline che attualmente comprende circa 52 farmaci in fase di sviluppo. Mentre la chemioterapia rimane la classe di farmaci più importante per il trattamento del cancro al seno, la tendenza verso i farmaci mirati è in aumento.

Una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata “A Competitive Analysis of the Global Breast Cancer Therapeutics Market”, ha rilevato che il mercato ha prodotto entrate per circa 10 miliardi di dollari nel 2014 e stima che questa cifra raggiungerà quota 13,38 miliardi di dollari nel 2018.

Per accedere gratuitamente a maggiori informazioni su questa ricerca, si prega di visitare:  http://corpcom.frost.com/forms/EU_PR_AZanchi_MADE-52_13Mar15

I farmaci per il cancro al seno sono costosi e rappresentano un grosso onere per i pazienti e per le agenzie di assicurazione sanitaria. La mancanza di terapie efficaci, specialmente per il cancro al seno triplo negativo, è un'altra sfida estremamente complessa.

“È probabile che l'arrivo sul mercato di una nuova classe di terapie mirate ridefinirà i tassi di sopravvivenza dei pazienti con tumori triplo negativi, - afferma Sriram Radhakrishnan, analista di Frost & Sullivan. - Le terapie mirate basate su inibitori di PARP (poli polimerasi del ADP-ribosio) sono in fase di sviluppo e si prevede che consentiranno di trattare efficacemente i tumori al seno.”

Anche se Herceptin e Tykerb sono le uniche terapie mirate disponibili per il cancro al seno, Kadcyla e Perjeta, di recente approvazione, arricchiranno l’offerta di farmaci mirati. I farmaci chiave da tenere d’occhio tra il 2015 e il 2017 sono:

·        ABT-888 (Abbvie)
·        NeuVax (Galena Biopharma)
·        Palbociclib (Pfizer)
·        NKTR-102 (Nektar Therapeutics)
·        CT-P6 (Celltrion)

“L’attenzione si è spostata verso le modalità terapeutiche combinate, che hanno evidenziato il potenziale di migliorare il tasso di sopravvivenza libera da progressione”, osserva Radhakrishnan. “Anche la combinazione di modalità terapeutiche – terapie mirate insieme alla chemioterapia – potrebbe rendere le cure più accessibili ai pazienti.”

Poiché è probabile che i progressi tecnologici miglioreranno la portata della diagnosi e offriranno un trattamento personalizzato per i pazienti, la gara per la formulazione di terapie efficaci per il cancro al seno è decisamente aperta.

Lo studio “A Competitive Analysis of the Global Breast Cancer Therapeutics Market” fa parte del programma Life Sciences Growth Partnership Service. Altri studi di Frost & Sullivan collegati a questo argomento sono: “A Product and Pipeline Analysis of the Opioid Therapeutics and Drug Delivery Market”, “A Product and Pipeline Analysis of the Lung Cancer Therapeutics Market”, “A Product and Pipeline Analysis of the Antibacterial Drugs Market” e “Global Oncology Drug Delivery Market”. Tutte le analisi comprese nel servizio in abbonamento forniscono dettagliate opportunità di mercato e tendenze del settore, valutate in seguito ad esaurienti colloqui con gli operatori del mercato.

lunedì 23 settembre 2013

L'acqua rallenta l'Alzheimer


 
Uno studio condotto dal professor Christopher Exley e alcuni ricercatori della Keele University ha dimostrato come bere un litro di acqua minerale al giorno puo’ prevenire a ridurre il declino cognitivo nei pazienti affetti da Alzheimer. In particolare gli studiosi hanno osservato che un’acqua minerale ricca di silicio facilita’ l’organismo a espellere livelli considerevoli di alluminio, che nel nostro corpo diventa una neurotossina dannosa.
E’ quanto riporta il water magazine In a Bottle (www.inabottle.it), in un focus su idratazione e performance cognitive.

Lo staff del professor Exley ha condotto la ricerca su un campione di 15 soggetti per 13 settimane, facendo bere loro un litro di acqua minerale al giorno. Lo studio ha incluso anche alcune parti pratiche come la somministrazione di alcune domande per la memoria e l’elaborazione di semplici disegni grafici. Al termine delle 13 settimane, la maggior parte dei pazienti non ha mostrato ulteriori segni di declino cognitivo. Anzi: non solo la funzione cognitiva non era deteriorata ma, in realta’, in tre soggetti era sostanzialmente migliorata.

La ricerca ha dimostrato che il consumo nel lungo periodo di acqua minerale ricca di silicati puo’ contribuire a ridurre sensibilmente l’esposizione della persona all’alluminio, una neurotossina dannosa per il corpo umano. Nel caso dei malati di Alzheimer si e’ appurato come una diminuzione del carico corporeo di alluminio incida sul miglioramento delle funzioni cognitive.

La causa e l’avanzare dell’Alzheimer, noto anche come demenza senile, non sono ancora del tutto conosciuti. Il decorso della malattia causa la degenerazione delle facolta’ cognitive la cui espressione piu’ nota e’ la perdita parziale o totale e piu’ in generale i disturbi legati alla memoria. La scoperta dei ricercatori della Keele University, pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease Volume 33, No. 2, ha stabilito un rapporto tra la presenza di alluminio nel nostro corpo e i progressi/regressi della malattia. Risultati che, come ha commentato il professor Exley, sono chiaramente preliminari ma indicativi di una nuova speranza nella lotta a questa grave patologia

mercoledì 17 luglio 2013

Un sistema di Neurostimolazione per la terapia del dolore compatibile con la Risonanza Magnetica Integrale


ALL’ IRCCS CROB DI RIONERO IN VULTURE IMPIANTATO, PER LA PRIMA VOLTA IN BASILICATA E NEL MERIDIONE, L’UNICO SISTEMA DI NEUROSTIMOLAZIONE PER LA TERAPIA DEL DOLORE, COMPATIBILE CON LA RISONANZA MAGNETICA INTEGRALE

Presso l’Unità Operativa di Terapia del dolore dell’IRCCS CROB, una paziente con insufficienza vertebrale postlaminectomia ha ricevuto il primo dispositivo di neurostimolazione impiantabile, totalmente compatibile con la Risonanza Magnetica.

 E’ avvenuto nelle scorse settimane, presso l'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata (CROB), il primo impianto di un dispositivo di neurostimolazione midollare indicato per il trattamento del dolore cronico, compatibile con la Risonanza Magnetica (MRI). Si tratta del primo sistema impiantabile ad aver ricevuto all’inizio di quest’anno il marchio di Conformità Europea (CE) di compatibilità con la Risonanza Magnetica (MRI) integrale, in specifiche condizioni d’uso.
“La disponibilità di questo nuovo dispositivo offre un grosso vantaggio nel trattamento di alcune tipologie di pazienti con dolore cronico che ora potranno accedere senza alcun problema a tutti i vantaggi della  Risonanza Magnetica - afferma Pasquale De Negri direttore dell'Unità Operativa di Terapia del Dolore Irccs Crob che prosegue  -  Sino  a ieri, la Risonanza Magnetica, che, come tutti sanno, è diventata un esame standard sia per la diagnosi di numerose patologie che per il controllo nel tempo dell'evoluzione di patologie pregresse, era preclusa ai pazienti con  neurostimolatori midollari e per effettuarla occorreva prima rimuovere chirurgicamente il dispositivo. Di conseguenza, numerosi pazienti che avrebbero potuto alleviare, in questi anni, il loro dolore cronico con la neurostimolazione, non hanno potuto essere sottoposti all'impianto se consapevoli di dover effettuare risonanze magnetiche."

La paziente, sottoposta ad intervento per il posizionamento di uno stimolatore midollare  (SureScan Medtronic©) completamente compatibile con la Risonanza Magnetica, è una donna di  49 anni, residente in Basilicata, ormai rientrata nella propria abitazione e ritornata alle normali attività quotidiane. La signora  da circa 4 anni soffriva di dolore localizzato alla schiena e agli arti inferiori determinato da una grave instabilità vertebrale (definita in termini medici come “insufficienza vertebrale postlaminectomia”), conseguenza di un indaginoso intervento chirurgico effettuato sulla colonna vertebrale, cui la donna era stata sottoposta proprio per la sintomatologia dolorosa.
“La insufficienza vertebrale postlaminectomia – spiega De Negri   è una patologia dolorosa molto invalidante. Compare come conseguenza di interventi chirurgici alla colonna vertebrale che comportano il disallineamento delle singole vertebre e l’alterazione dei dischi intervertebrali, “ammortizzatori” esistenti tra le singole vertebre, i quali sono sottoposti a continue sollecitazioni durante lo svolgimento delle normali attività quotidiane come camminare, fare le faccende di casa, fare sport e che, comunque, con l’età vanno incontro a fenomeni degenerativi.”

La neurostimolazione rappresenta un pilastro nella gestione del dolore cronico di natura neuropatica, e non solo, di origine vertebrale. Fino ad oggi i pazienti portatori di neurostimolatore midollare non hanno potuto sottoporsi alla Risonanza Magnetica perché, durante l’esecuzione dell’esame, la sicurezza del paziente e la funzionalità del neurostimolatore potevano essere compromesse per effetto delle onde elettromagnetiche coinvolte.
Il ricorso alla risonanza magnetica è notevolmente aumentato negli ultimi anni, grazie ai progressi della tecnologia che ne ha migliorato la precisione, l’efficacia e il comfort per il paziente e si stima che ogni anno vengano effettuate 60 milioni di procedure di risonanza magnetica nel mondo. Solo in Europa occidentale, nel 2010, ne sono state eseguite 29 milioni, numero che raddoppierà ogni cinque anni. Già solo questo dato rende idea del potenziale di applicazione di questi nuovi dispositivi compatibili con la Risonanza Magnetica.

Oggi la neurostimolazione midollare viene raccomandata nei pazienti con dolore cronico neuropatico da danno dei nervi periferici, da neuropatia diabetica, da insuccesso della chirurgia vertebrale, da nevralgia posterpetica, da lesioni parziali del midollo spinale, da sindrome dolorosa dell'arto fantasma, da lesioni del plesso brachiale, da dolore ischemico degli arti e da angina pectoris grave e da dolore delle sindromi regionali complesse.

Soddisfazione è stata espressa dal direttore generale Irccs Crob dr. Pasquale Francesco Amendola per questo intervento che afferma l'importanza della “Rete regionale della terapia del dolore”, volontà della regione Basilicata per tutelare il diritto del cittadino ad accedere alla terapia e alla reale presa in carico. L'Irccs Crob è uno degli hub della Rete Regionale.

Terapia chirurgica: strumento efficace nel Parkinson avanzato


Nei pazienti che presentano gravi complicazioni motorie, in cui il trattamento farmacologico ha perso la sua efficacia o è causa di reazioni avverse, è possibile ricorrere al trattamento chirurgico. Il risultato dell’intervento dipende da una serie di fattori, primo fra i quali la selezione dei soggetti che si possono sottoporre all’operazione. Questo passaggio è di fondamentale importanza e risponde a rigorosi criteri che sono presenti nelle Linee Guida sulla diagnosi e il trattamento del Parkinson, pubblicate da Limpe insieme all’Istituto Superiore di Sanità. La Giornata Nazionale Parkinson, di cui Limpe e Dismov-Sin costituiscono il comitato promotore, si terrà il prossimo 30 novembre e coinvolgerà numerose strutture locali a livello nazionale, che metteranno a disposizione neurologi esperti per offrire approfondimenti anche su questo aspetto della patologia, le cui cause ed effetti presentano a tutt’oggi elementi da approfondire. Attualmente i possibili trattamenti chirurgici disponibili rientrano in due categorie, lesione o stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation, DBS), sebbene quest’ultimi siano quelli più utilizzati perché più sicuri e con minori complicanze.

Gli interventi di stimolazione cerebrale profonda (DBS) prevedono il posizionamento intracerebrale, tramite metodiche di neurochirurgia stereotassica, di un elettrodo in grado di erogare una specifica stimolazione elettrica all’interno di una specifica area del cervello, implicata nella genesi dei sintomi parkinsoniani. Le principali aree target per il trattamento della malattia di Parkinson in fase avanzata sono rappresentate dal Nucleo Subtalmico e dal Globo Pallido interno. “La scelta del target di stimolazione, insieme alla selezione dei pazienti candidati al trattamento chirurgico sono fra le principali criticità connesse alla DBS” dichiara il Prof. Lopiano. A questi elementi si aggiungono poi la scelta dei parametri di stimolazione e i criteri per il follow-up. I vantaggi forniti dalla procedura sono però evidenti: la stimolazione è modificabile nel tempo e modulabile fino a che non si raggiunge un significativo livello di efficacia. Numerose pubblicazioni sembrano ormai concordi nel ritenere che i parkinsoniani, da tempo trattati con la terapia farmacologica, affetti da discinesie e fenomeni on – off, rispondono positivamente alla DBS con miglioramento anche a lungo-termine.
La DBS viene di solito proposta a pazienti che, pur avendo una buona risposta ai farmaci, presentano fasi di blocco motorio invalidanti e/o gravi movimenti involontari; i pazienti candidati alla terapia chirurgica non devono avere gravi malattie internistiche, problemi psichiatrici di rilievo e, per quanto riguarda l’età, sebbene non esista un limite assoluto, nei soggetti con più di 70 anni è bene considerare l’opzione chirurgica con cautela.
Allo scopo di definire e uniformare la selezione dei pazienti candidati al trattamento chirurgico devono essere seguiti precisi criteri quali la certezza della diagnosi di malattia di Parkinson idiopatica, la presenza di una buona risposta alla levodopa e la presenza di complicazioni motorie; l’intervento di DBS non è invece indicato nei pazienti con diagnosi di parkinsonismo atipico, nei pazienti che manifestano disturbi cognitivi o psichici, o in presenza di controindicazioni chirurgiche.

Il follow-up
Il follow-up con controlli periodici del paziente è necessario. Il monitoraggio deve tenere conto della valutazione dei sintomi motori e della qualità di vita tramite scale validate e della valutazione dei sintomi neuropsichiatrici e comportamentali. A seguito dell’intervento si esegue anche un esame accurato degli effetti della stimolazione per determinarne i parametri adeguati per il controllo ottimale dei sintomi. Tale verifica viene di norma ripetuta nei primi mesi successivi per perfezionare i parametri, verificare l’eventuale insorgenza di effetti collaterali e raggiungere una situazione di relativa stabilità.

Altre tecniche in sperimentazione
Come scritto nelle Linee Guida sulla diagnosi e il trattamento del Parkinson: “Altre tecniche chirurgiche a oggi ancora in via di sperimentazione prevedono l’impianto di cellule staminali in determinate aree cerebrali, più spesso caudato, putamen, bilaterale, striato e zona ventricolare sublaterale. I tipi di trapianto più studiati sono a oggi, il trapianto autologo di staminali mesenchimali adulte di derivazione midollare e l’impianto di tessuto mesencefalico embrionale o neuroni dopaminergici embrionali”. Sempre nelle Linee Guida si sottolinea che: “In termini di Sanità Pubblica attualmente non esiste però alcun trattamento con cellule staminali raccomandato per i pazienti con malattia di Parkinson. Va ribadito che questi trattamenti devono essere validati scientificamente in sperimentazioni cliniche controllate condotte in strutture riconosciute e da medici competenti secondo le regole in vigore e a garanzia dei pazienti”.


La terapia riabilitativa
I pazienti parkinsoniani presentano selettive difficoltà nell’esecuzione di movimenti volontari, soprattutto nel caso di azioni sequenziali, bimanuali, costrette nel tempo e guidate dall’interno. La terapia farmacologica dopaminergica appare efficace nel migliorare solo alcuni dei sintomi, peraltro perdendo di efficacia nell’avanzare della condizione, e mostrandosi scarsamente utile nell’azione sui disturbi del linguaggio, sulla rigidità e sull’alterazione posturale, del cammino e della stabilità. Per questo dichiara il Prof. Abbruzzese, presidente Limpe: “L’approccio all’evoluzione della disabilità dei soggetti affetti dalla patologia necessita di un progetto terapeutico multidisciplinare, in cui la riabilitazione assume un ruolo fondamentale. Un corretto approccio riabilitativo non deve prescindere dalle caratteristiche peculiari del singolo paziente”. A fronte di una mole di studi scientifici prodotti, non esistono al momento tecniche riabilitative unanimemente accettate e raccomandate di comune accordo, ma si tende a consigliare fortemente l’esercizio fisico come pratica in grado di apportare benessere al paziente. La ricerca dimostra che una terapia riabilitativa mirata è in grado di ritardare la disabilità, avere un effetto neuroprotettivo e migliorare la qualità di vita nei soggetti affetti dalla patologia.



30 Novembre 2013_GIORNATA NAZIONALE PARKINSON. La malattia, la sua diffusione, la diagnosi precoce e le prospettive terapeutiche saranno al centro della quinta Giornata Nazionale di sensibilizzazione sul Parkinson promossa dal Comitato Limpe e Dismov-Sin. La campagna, divenuta quest’ anno permanente, provvede come di consueto all’organizzazione di un’attività capillare con incontri di informazione e confronto che coinvolgeranno le strutture locali aderenti sul territorio, attraverso il supporto di personale medico qualificato. Nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata Nazionale saranno inoltre diffusi i risultati e gli aggiornamenti relativi allo studio osservazionale di coorte sulla frequenza e i fattori predittivi di caduta nei pazienti con malattia di Parkinson. www.facebook.com/GiornataDellaMalattiaDiParkinson @gnparkinson #GNParkinson2013
LIMPE è punto di riferimento per i neurologi italiani interessati alla Malattia di Parkinson, alle Sindromi Extrapiramidali e alle Demenze. Attiva dal 1974, si è costituita ente morale senza scopo di lucro. L’interdisciplinarietà è alla base della propria attività insieme alla promozione della ricerca. Per LIMPE è importante istituire e mantenere un contatto con i pazienti e i familiari, nonché con le Associazioni dei Pazienti presenti sul territorio. www.limpe.it
DISMOV-SIN è affiliata alla Società Italiana di Neurologia e alla Movement Disorders Society (USA). L’associazione ha per scopo la diffusione delle conoscenze, la formazione e la promozione della ricerca delle malattie neurologiche che comportino un’alterazione del movimento, quali la Malattia di Parkinson, i Parkinsonismi, i tremori e le distonie. Al suo attivo ha numerosi progetti di ricerca realizzati da neurologi clinici e ricercatori italiani. www.dismovsin.org

venerdì 28 giugno 2013

Cause della cellulite

Oltre a essere un inestetismo diffuso (colpisce otto donne su dieci, anche in giovanissima età), la cellulite è una vera e propria patologia. La ipertrofia pannicolo-lobulare, o panniculopatia edemato-fibro-sclerotica, (questi i termini scientifici) costituisce una degenerazione del tessuto adiposo sottocutaneo, solitamente abbinata a un aumento delle cellule grasse e all’alterazione delle pareti dei capillari venosi. La sua insorgenza può avere conseguenze patologiche per la circolazione delle gambe: i liquidi che ristagnano nei tessuti intercellulari e i tessuti intossicati per una mancata ossigenazione portano - se non s’interviene con cure mirate - all’alterazione della struttura connettivale ed elastica del tessuto, con una sregolata proliferazione di fibre. In maniera semplice, quando il tessuto connettivo è poco irrorato dal sangue, i vasi capillari diventano troppo porosi e lasciano fuoriuscire un eccesso di liquidi: il tessuto reagisce indurendosi e intrappolando il grasso sottocutaneo (da qui l’antiestetica “buccia d’arancia”). Nella maggior parte dei casi la cellulite compare prima sulla parte esterna della coscia e sul ginocchio, per poi diffondersi sull’interno coscia, su fianchi, addome, glutei, caviglie e braccia. Difficile a crederci, possono esserne addirittura colpite la nuca e il tratto lombare della schiena. Perché proprio questi punti in particolare? La chiave di lettura sta in una sofferenza della microcircolazione: tutto dipende dal volume di sangue che giunge in determinate regioni del corpo e da come viene distribuito dalla rete dei capillari. Per una serie di fattori costituzionali e ormonali preferisce le donne che oltre ad avere un maggior numero di cellule grasse (adipociti), rispetto all’uomo, concentrate su cosce, fianchi e glutei, sono soggette nel corso del loro ciclo vitale a non indifferenti stimoli ormonali (a esempio durante l’ovulazione, la gravidanza o la pre-menopausa). Questi fattori possono causare un cattivo ritorno venoso (quindi cattiva ossigenazione dei tessuti) e una scarsa circolazione linfatica (quindi difficoltà nell’eliminare le scorie e conseguente ristagno dei liquidi). Neanche l’uomo è del tutto indenne, quattro su dieci hanno problemi di cellulite, concentrata soprattutto su addome, braccia, collo e schiena. La forma maschile di cellulite (che compare in genere dopo i quarant’anni) viene definita idrolipessia, ovvero tendenza a trattenere liquidi nei tessuti. Anche qui le cause sono da attribuire a fattori costituzionali ma anche a scorrette abitudini comportamentali (alimentazione ricca di grassi, sedentarietà, attività sportiva troppo intensa). Molti confondono il grasso localizzato con la cellulite. La differenza invece è sostanziale: nel primo caso, le cellule di grasso sono sane e reattive agli stimoli del metabolismo; in caso di cellulite invece gli adipociti - ingabbiati da fibre di connettivo e dall’acqua travasata dai vasi sanguigni - sono incapaci di rispondere agli stimoli del ricambio. È per questo motivo che una dieta dimagrante da sola non è in grado di debellare la patologia. La cellulite, se non viene contrastata, si evolve in quattro stadi, seguendo un cammino lento che non è mai omogeneo (sullo stesso soggetto si può notare una cellulite al primo stadio sui fianchi e una al quarto sulle cosce). Genericamente si possono considerare tre tipi di cellulite: a cuscinetto (accumulo di cellule lipidiche prevalentemente su fianchi, cosce e ginocchia); diffusa o mista.

giovedì 27 giugno 2013

Proteggere i bambini dal sole



1 Tenete i lattanti e i bambini piccoli  al riparo dal sole quanto più è possibile durante il primo anno della loro vita; Una brutta scottatura in un bambino piccolo può essere molto seria.

2 Controllate l’orario. I raggi solari  sono più intensi tra le 10 a.m. e le 2 p.m. (11 a.m e le 3 p.m. con orario legale). 

3 Coprite il bambino ad alto rischio (carnagione chiara con capelli biondi rossi e occhi chiari) con un cappello, maglietta a maniche lunghe  e pantaloni lunghi. Usate tessuti a trama stretta e doppio strato quando è possibile. Per i neonati, una carrozzina con una tettoia è preferibile a un passeggino aperto. Con un bambino più grande usate un passeggino con tettoia o con un ombrellino.

4 Usate un filtro solare. Le  sostanze che filtrano i raggi solari che provocano danni sono un elemento importante nel programma di protezione. Più alto è il fattore di protezione, maggiore è la garanzia  offerta. La SKIN CANCER FOUNDATION raccomanda di usare prodottti con SPF 15. Per i bambini di 2 anni o più giovani, consultate il medico. Usare un filtro solare non è però una buona scusa per una eccessiva esposizione al sole. Gli schermi solari offrono una protezione relativa e non assoluta.

5 Fate attenzione alle luci riflesse; molte superfici - sabbia, cemento, neve - possono riflettere radiazioni nocive. Anche il sedersi all’ombra o sotto l’ombrellone non garantisce protezione. Fate attenzione alle giornate nuvolose, quando fino all’80% delle radiazioni solari raggiunge la terra.

6 Fate attenzione specialmente a certe altitudini e latitudini. Dai 300 metri sul livello del mare in su, la radiazione aumenta del 4 o 5%.  E quanto più vicini si è all’equatore, tanto più forti sono i raggi solari. 

7 Evitate l’abbronzatura artificiale compresi i lettini solari, le lampade, i riflettori. Le radiazioni emesse da queste sorgenti luminose, sia raggi ultravioletti A che B, possono essere pericolose e il motto che esse “sono più sicure del sole” è falso. (Vedi inchiesta La pelle n. 2 aprile-maggio 1996). L’uso di pillole abbronzanti non è raccomandato a causa degli effetti collaterali tossici che sono stati attribuiti ad alcuni dei loro ingredienti. 

8 Non mescolare il sole con alcuni farmaci. La fotosensibilità, caratterizzata da esantemi, arrossamento e/o gonfiore, può essere l’effetto collaterale di alcuni farmaci. Consultate il vostro medico o il farmacista.

9 Esaminate la pelle del vostro bambino regolarmente, come la vostra. Cercate ogni escrescenza che sia comparsa, macchie che danno prurito, lividi, cambiamenti dei nei o macchie cutanee. Il cancro della pelle è estremamente raro nei bambini e poco comune negli adolescenti. Tuttavia, la preoccupazione e la cura per la salute della pelle deve essere appresa fin dall’infanzia. 

10 Date esempio al vostro bambino.  I princìpi qui sottolineati devono essere applicati a persone di tutte le età.  Usate queste semplici misure per proteggere la vostra pelle e sicuramente il vostro bambino adotterà più facilmente l’abitudine di proteggere la sua pelle dal sole.

Proteggere la pelle dal sole


Come scegliere il filtro solare
In farmacia, in profumeria, ma anche nel chiosco dello stabilimento sulla spiaggia, c’è un’ampia selezione di filtri solari disponibili, con vari fattori di protezione (SPF), da 4 a 15 o anche di più. Queste alcune regole per orientarsi quando si sceglie un prodotto destinato ai più piccoli.
•I protettori solari non dovrebbero essere usati sui bambini al di sotto dei 6 mesi.
•Per una pelle giovane è meglio preferire una crema con funzione anche idratante in gel a un prodotto a base alcolica.
•Un filtro solare in stick o un burro di cacao SPF 15 è ideale per il viso e le mani. Il tipo di cera resta  sulla pelle e non ha un cattivo odore o sapore. Ai bambini può far piacere applicarlo da soli.
•Se un prodotto profumato attrae gli insetti, si può provare uno senza profumazione.
•Il giorno prima di usare un nuovo prodotto su tutto il corpo del bambino si può mettere una piccola quantità di protettore solare sulla parte interna del polso. Se si sviluppa una irritazione o un esantema, cambiate prodotto.
•Spalmare bene sulla pelle del tuo bambino liberamente e in modo uniforme. Se il bambino si dimena, applicare lo schermo solare per prima cosa sulle sue mani.
•Non dimenticare le orecchie, il naso e le labbra del bambino, e la zona intorno agli occhi. Evitare il contatto con gli occhi e con le palpebre.
•Applicare prima di uscire e riapplicare ogni due ore, più spesso se il bambino gioca in acqua o suda molto.
•Una crema a base di ossido di zinco sul naso e sulle labbra potrebbe dare una maggiore protezione se il tuo bambino è grande abbastanza da non toglierlo.
•Non mettere mai un baby oil sulla pelle del bambino prima di uscire.  Rende la pelle traslucida, facendo in modo che i raggi solari passino attraverso più facilmente.


Allergie: i pollini e gli altri allergeni


Betulacee: (Nocciolo, Ontano, Betulla)
Iniziano a metà febbraio ed hanno il loro picco in aprile, soprattutto al nord e centro Italia.

Olivo: 
tipici della Liguria e del centro-sud, compaiono in aprile e vanno avanti fino alla fine di luglio.

Graminacee: (erbe da prato)
Iniziano prima al sud e più tardi nelle regioni del nord Italia, intorno ad aprile, e circolano massicciamente per una quarantina di giorni. Diminuiscono a fine giugno e luglio, sono assenti in agosto e ricompaiono in settembre.

Artemisia: 
presenti in tutta Italia, hanno il loro picco massimo a maggio per poi diminuire fra giugno e luglio.

Parietarie: 
tipiche delle zone costiere, del sud e delle isole, sono piante della famiglia delle urticacee che crescono sui muri e lungo le siepi. Giugno è il mese di maggiore diffusione dei pollini, ma sono presenti durante tutto l’anno.

Composite: (o asteracee)
se ne annoverano circa 15.000 specie di cui 700 sono italiane. Fioriscono da maggio a ottobre ed alcune sono perenni. Sono presenti in molti ambienti, da prati erbosi a rocce calcaree, da luoghi umidi a quelli secchi. Mentre alcune sono utilizzate per l’alimentazione come la lattuga e il girasole, altre producono sesquiterpeni antitumorali.

Funghi areodiffusi: 
le dimensioni delle spore, vere cellule riproduttrici, variano fra i 3 e i 200 millesimi di millimetro. Comuni in zone dense di vegetazione, legno, fogliame, paglia, fieno e cereali, sono ubiquitarie in tutti i luoghi umidi e bui. Sebbene la diffusione sia fino a mille volte più alta che per i pollini, la sensibilizzazione ai miceti è relativamente rara.

Cellule morte:
dell’epidermide umana (forfora) o di animali domestici possono essere areotrasportate e inalate così da scatenare reazioni allergiche.

Acari:
vivono confortevolmente negli ambienti domestici, a pieno agio fra polvere e umidità. D’inverno l’aria chiusa e il riscaldamento fanno proliferare maggiormente questi microscopici animaletti.

Sostanze chimiche e odori irritanti:
ci sono persone predisposte alle allergie provocate dagli odori che provengono da benzina, smacchiatori, acetone etc…

Combattere le allergie


I rimedi a disposizione per combattere la rinite allergica si distinguono in tre particolari gruppi:

FARMACI SINTOMATICI
Antistaminici: per quanto riguarda gli antistaminici orali, che controllano i sintomi della rinite allergica, essi bloccano i recettori dell’istamina e possono curare in modo efficace solo occasionali attacchi di allergia. Per comprarli non occorre ricetta medica, ma causano sonnolenza e lentezza di riflessi (Polaramin-Shering Plough). Oggi esistono anche antistaminici di nuova generazione che presentano notevoli vantaggi rispetto a quelli tradizionali; richiedono, però, la prescrizione del medico. A differenza dei primi non procurano quei fastidiosi effetti collaterali che interferiscono pesantemente sul rendimento scolastico degli studenti, oltre che sulla capacità di guida degli automobilisti. Al contrario dei “vecchi” antistaminici che agivano anche sul sistema nervoso centrale, i nuovi prodotti possono essere addirittura assunti insieme ad alcolici o sedativi (Teldane-Lepetit; Hismanal-Cilag Janssen; Clarityn-Shering Plough; Zirtec-UCB).
Quando non si riceve sollievo dagli antistaminici, si può provare il cromoglicato sodico. Per questo farmaco, che blocca il rilascio di istamina da parte dei mastociti, occorre la ricetta medica con un efficace risultato sul controllo della febbre da fieno e della congiuntivite allergica. Disponibile con i nomi commerciali Lomidal e Tilade (Fisons) e Zaditen (Sandoz). In genere viene prescritto con una posologia di tre volte al giorno all’inizio del trattamento, per scendere a una volta al giorno per il resto della stagione. Un’interruzione improvvisa del trattamento può provocare un peggioramento della sintomatologia. È estremamente importante informare il medico se, a seguito della terapia, compaiono eritemi, gonfiori della faccia, degli occhi o delle linfoghiandole, prurito o dolori articolari.

Corticosteroidi
È una famiglia di farmaci antiinfiammatori molto potenti, somministrabili per via intramuscolare e/o endovena e quindi adatti per fronteggiare attacchi acuti, per es. di asma bronchiale. Somministrati per bocca danno un risultato che, mentre per gli antistaminici si ottiene dopo circa un’ora, si manifesta dopo un periodo più lungo e, a volte, occorrono anche due settimane prima di avere dei benefici. Anche per questi medicinali occorre ricetta medica. I più usati si chiamano Clenil (Chiesi); Lunibron (Valeas) e Cort-inal (Teofarma). Lo spray può causare una leggera disidratazione delle membrane della mucosa nasale, e occasionalmente afte della bocca e della gola, così come mal di testa ed emorragie nasali. E’ importante seguire attentamente le istruzioni del medico quando si prendono steroidi; infatti, sono controindicati in caso di glaucoma, cirrosi o TBC. Interromperli improvvisamente può causare effetti collaterali.

Decongestionanti
Devono essere usati con prudenza, perché un loro uso prolungato può causare un effetto contrario (rebound), ossia i sintomi per i quali si stanno utilizzando, in alcuni soggetti, possono peggiorare dopo appena 3 o 4 giorni di trattamento. Il farmaco più noto è l’“efedrina”. Poiché può causare un’accelerazione del battito cardiaco, ipertensione arteriosa ed eccessiva stimolazione del sistema nervoso centrale, molti medici le preferiscono la “pseudoefedrina”, un farmaco sintetico con minori effetti collaterali. Sono farmaci molto diffusi e con una vasta gamma di nomi commerciali (Rinazina; Vicks Sinex; Deltarinolo; Otrivim; Narlisim; etc.).

Allergie primaverili: come combatterle



Le persone che soffrono di rinite allergica, nei periodi di pollinazione, possono andare incontro a un peggioramento dei propri sintomi a causa di forme di reazione crociata con alcuni cibi molto comuni. Queste le combinazioni accertate finora, ma sicuramente la ricerca medica ne metterà in luce molte altre.


Se siete allergici alle graminacee evitate: Agrumi, Pomodori, Frumento, Anguria
Se siete allergici alle Parietarie evitate: Melone; Ciliegie
Se siete allergici alle Composite evitate: Miele; Prezzemolo; Finocchio; Carota; Sedano

Allergie primaverili: rimedi in casa


Diminuire il rischio di esposizione agli allergeni è possibile. Con poca o nessuna spesa si possono realizzare alcuni adattamenti che vi permetteranno di affrontare la stagione dei pollini con qualche sicurezza in più. Cambiare casa è solo l’ultima delle soluzioni possibili , e non è detto che sempre il problema si risolva. 3 sono gli aspetti del problema che vi interessano da vicino:
1 - Qualità dell’aria che respirate dentro casa
Per evitare pollini e spore areotrasportate, tenete le finestre chiuse e, magari, se è estate, l’aria condizionata accesa. Alzate il flusso dell’aria all’interno, lasciando aperte le porte tra le stanze. Cambiate spesso i filtri del sistema di condizionamento, usate un deumidificatore per mantenere l’umidità interna sotto il 50%, poiché i bachi da polvere e le muffe amano l’umidità. Pulite tutti i giorni il serbatoio dell’apparecchio. Gli aspiratori aiutano, ma siate sicuri che gli scarichi siano inviati all’esterno, in particolare quelli dei bagni e delle lavanderie. Se in casa ci sono fumatori, decidete  di procurarvi  un piccolo apparecchio depuratore con ionizzatore: recenti studi hanno mostrato come questi sistemi filtranti siano in grado di eliminare più del 90% del fumo di tabacco presente in un ambiente in appena due ore. Se avete cantine, soffitte o seminterrati, intercapedini o dispense scure e umide, fate attenzione alla creazione di muffe. Va favorita l’areazione dei locali e, quando si ridipingono le pareti, si possono usare particolari sostante ad azione fungicida.
2 - Pulizia e manutenzione
Passate spesso l’aspirapolvere e spolverate frequentemente la vostra casa. Se siete voi le persone allergiche e fate questo lavoro da soli, indossate  una mascherina contro la polvere e usate sacchetti per l’aspirapolvere non porosi. Tenete le superfici del bagno e della cucina asciutte, per evitare che si formino muffe. Tenete presente che le condizioni ideali per la loro crescita sono una temperatura compresa fra i 18 e i 32 °C, e umidità relativa tra il 75 ed il 95%. Nelle zone scure e umide usate della candeggina diluita. Riparate i rubinetti che gocciolano e ogni frattura sulle superfici di cemento e di legno per prevenire infiltrazioni di acqua nella casa. Tenete la vostra stanza da letto libera dalla polvere e da tutto ciò che raccoglie polvere, come pupazzi di stoffa o pelouche, libri, e fiori di seta. Evitate  le coperte di lana e le coperte imbottite di piume: un paradiso per la polvere. Usate coperte di cotone lavabili o piumini riempiti con materiale sintetico. Usate cuscini sintetici e coprimaterassi di spugna, e scatole per riporre la biancheria in plastica a prova di polvere. Esistono numerose case che offrono prodotti allergicamente testati (materassi, cuscini, coperte ecc.). Lavate frequentemente le federe e le lenzuola usando, ove possibile, un’asciugatrice, poiché i pollini si attaccano alle fibre dei tessuti che si stendono ad asciugare all’esterno. Non dimenticate che il vento è il più importante mezzo di trasmissione per gli allergeni. Se avete animali e non potete separarvene, lavateli settimanalmente per evitare di entrare in contatto con allergeni che provengono dal corpo degli animali o che vengono portati dal di fuori. L’acqua tiepida è sufficiente; non è necessario il sapone. Fate svuotare da un’altra persona la lettiera ed evitate di far dormire il cane o il gatto nel vostro letto. Il vostro autolesionismo non sarebbe giustificabile. Anche il cibo non correttamente conservato può andare incontro a colonizzazione da miceti (muffa grigioverdastra da Penicillium o muffa bianca da Mucor sul pane raffermo, macchie nere da Alternaria sui pomodori, Cladosporium su spinaci e banane ecc.).
3 - Arredamento
Acquistate tende lavabili, invece di pesanti tappezzerie che nascondono e trattengono la polvere.
Liberatevi dei mobili imbottiti, specie se antichi, di cui potete facilmente fare a meno, specialmente nella vostra stanza da letto. Lasciate il pavimento nudo o usate tappeti lavabili invece dei consueti tappeti, che sono un terreno fertile per la polvere e le muffe.
Se avete imbottiture e tappeti, una soluzione al 3% di acido tannico o benzile benzoato ridurrà i rischi causati dalla polvere. I pensili delle cucine, gli impianti idraulici vecchi, le tende da doccia e le guarnizioni dei frigoriferi possono tutte ospitare pericolose muffe, ma anche mucchi di libri, cumuli di carta, oggetti di cuoio e bauli di vecchi vestiti sono un ricettacolo di polvere in cui si sviluppano milioni di colonie fungine.

martedì 11 giugno 2013

IL 50% DELLE MORTI PER DIABETE NEL MONDO È UNDER 60

Il diabete spaventa, non è solo un modo di dire. 371 milioni di persone colpite nel mondo: quasi 100 milioni solo in Cina (92,3 mio) e 63 milioni in India. Ma nella top 10 dell’International Diabetes Federation (IDF) compaiono USA (24,1 mio), Brasile (13,4), Russia (12,7), Messico (10,6), Indonesia (7,6), Egitto (7,5), Giappone (7,1), Pakistan (6,6). “L’Italia ha superato i 3 milioni, siamo a 3,3, senza considerare 1 milione di persone che nel nostro Paese ha il diabete non diagnosticato”, commenta Giorgio Sesti, Presidente Comitato scientifico Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, che come ogni anno organizza l’Italian Barometer Diabetes Forum, summit internazionale di esperti, politici, economisti sanitari, giunto alla sua sesta edizione, in programma oggi e domani a Villa Mondragone (Monte Porzio Catone).
Organizzato da IBDO Foundation, in collaborazione con Università di Roma Tor Vergata, Diabete Italia, Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione, World Diabetes Foundation, European Public Health Association, Think Tank Horizon 2020, con il supporto non condizionato di Novo Nordisk, il Forum 2013 ha come “obiettivo principale l’identificazione di strategie per affrontare il diabete, che siano frutto della collaborazione tra addetti ai lavori e Istituzioni a livello sempre più globale, e non solo dal punto di vista clinico, ma soprattutto sociale, economico e politico” spiega Renato Lauro, Rettore Università di Roma Tor Vergata e Presidente IBDO Foundation. A testimonianza di ciò, nell’ambito della manifestazione viene siglato un “memorandum of understanding” tra IBDO Foundation e Observatorio de Diabetes de Colombia, “per un impegno comune tra i nostri Paesi nel tracciare una roadmap, in grado di individuare priorità di intervento nella lotta alla malattia”aggiunge Lauro.
Secondo i dati IDF 2012 presentati nel corso della sessione “The Global Burden of Diabetes” organizzata da World Diabetes Foundation: 4 persone con diabete su 5 vivono in Paesi a medio-basso reddito e 1 morte su 2 riguarda persone con diabete che hanno meno di 60 anni di vita. “Una situazione che potrebbe facilmente scappare di mano senza la cooperazione e la collaborazione tra Paesi evoluti economicamente e scientificamente, come il nostro, e il resto del mondo”, dice Sesti. “D’altronde, siamo tutti sulla stessa barca, il diabete e le altre malattie croniche non trasmissibili stanno diventando insostenibili per l’economia sanitaria mondiale. Guardiamo solo in casa nostra, – prosegue Sesti – un decimo della spesa sanitaria nazionale se ne va per il diabete e le sue complicanze. E siamo ancora un Paese virtuoso da questo punto di vista, rispetto a molti altri.”
In Italia, secondo il Rapporto “Facts and figures about diabetes in Italy”, che analizza l’andamento dei principali indicatori della malattia regione per regione, redatto sotto l’egida dell’IBDO Foundation e presentato al Forum 2013, i costi diretti del diabete continuano ad essere attribuibili in misura preponderante ai ricoveri ospedalieri, che rappresentano circa il 57% dei costi complessivi, mentre i costi legati ai farmaci rappresentano meno del 7% della spesa pro-capite, stimata mediamente in circa 3.000 euro. Bisogna tuttavia considerare che i costi crescono esponenzialmente con il numero di complicanze croniche. Fatto pari a uno il costo annuale di un paziente senza complicanze, il costo quadruplica in presenza di una complicanza, è 6 volte maggiore in presenza di due complicanze, circa 9 volte maggiore in presenza di tre complicanze, e 20 volte maggiore in presenza di 4 complicanze. In termini assoluti, i costi diretti per le persone con diabete ammontano a circa 9 miliardi di euro l’anno. Non va inoltre dimenticato che a questi costi vanno aggiunti quelli derivanti da perdita di produttività, pensionamento precoce, disabilità permanente e altri costi indiretti, che possono riguardare anche le perdite di produttività di chi assiste la persona con diabete.
L’insostenibilità dei costi del diabete è legata particolarmente alla tardività degli interventi, secondo Sesti, che spiega come “la strada da percorrere è quella di battere la via della prevenzione e della diagnosi precoce, che permettono interventi rapidi e maggiormente efficienti”. Il tutto senza trascurare un altro aspetto che sarà oggetto di dibattito al Forum 2013: la geomedicina. “Il boom di diabete, soprattutto nei Paesi asiatici, è certamente frutto di una occidentalizzazione dei costumi. Per questo la geomedicina si impegna a studiare l’evoluzione delle malattie analizzando le influenze ambientali: studiandone non solo gli aspetti genetici o l’impatto dell’alimentazione, ma l’influsso nel suo complesso del clima, dell’ambiente fisico, delle implicazioni sociali, culturali ed economiche. Tutti questi fenomeni concorrono all’epidemia di diabete, non dobbiamo  limitarci a osservarli ma dobbiamo anche comprenderli. Questo è il razionale di iniziative come il Forum e dei progetti internazionali che IBDO Foundation promuove”, conclude.
L’Italian Barometer Diabetes Forum 2013 è parte integrante del progetto Changing Diabetes®. “Un progetto su scala internazionale, sostenuto da Novo Nordisk, che risponde alle richieste di cambiamento espresse in tutto il mondo dalle persone con diabete: un cambiamento nel modo in cui il diabete viene trattato e curato e di come viene percepito dalle istituzioni e dall’opinione pubblica” spiega Costas Piliounis, Vice President Novo Nordisk Italia e Grecia.

venerdì 31 maggio 2013

I farmaci del futuro dallo studio del DNA batterico


Firmato l’accordo tra l’Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita e una nuova compagnia Biotec negli Stati Uniti. A Gerenzano è partito il progetto di costituire una Banca del DNA Batterico

Nuovi farmaci dal DNA batterico? Negli USA ci stanno provando e per farlo hanno chiesto collaborazione alla Fondazione Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita, eccellenza consolidata nel campo delle biotecnologie, tra i primi fornitori al mondo di DNA batterico di ceppi rari e sede della costituenda Banca di DNA batterico.
E’ stato siglato a Boston un importante accordo che vede la Fondazione come fornitore di campioni di DNA batterico derivanti da ceppi di attinomiceti rari, che saranno studiati dagli esperti americani con l’obiettivo di individuare le sequenze scritte nel genoma di questi microorganismi, capaci di produrre nuove molecole potenzialmente dotate di attività farmacologiche. La collaborazione e l’invio di campioni oltre oceano sono iniziati dopo uno studio “pilota” effettuato in febbraio 2013 su duecento campioni preparati e inviati da Gerenzano: le analisi effettuate negli USA hanno confermato per ciascun campione, il raggiungimento degli standard quantitativi e di purezza richiesti dai ricercatori americani. E’ così iniziato il lavoro di preparazione di altri campioni e, come previsto nell’accordo, ne saranno forniti almeno 5000 entro fine anno. Se, come si spera, dalle ricerche effettuate negli USA, saranno individuate sequenze geniche interessanti la collaborazione continuerà con la fornitura dei ceppi selezionati ed, eventualmente, con ricerche coordinate per la messa a punto dei metodi di produzione delle nuove molecole per via fermentativa.
Le dichiarazioni
«La filosofia di ricerca della Fondazione – ha dichiarato Angelo Carenzi, Presidente Fiirv - si basa sulla considerazione che i microorganismi presenti nell’ambiente sono dei fantastici produttori di molecole dotate di molteplici proprietà farmacologiche. Non per nulla, la gran parte degli antibiotici, degli antitumorali e degli antifunginei, oggi disponibili in terapia, sono di origine naturale. Inoltre, piccole variazioni nel genoma dei microorganismi possono portare alla scoperta nuove molecole, alcune dotate di proprietà migliorative rispetto a quelle già disponibili. La Fondazione quindi continuerà a ricercare nuovi ceppi di microorganismi, a selezionarli, a caratterizzarli e a studiare le condizioni ottimali per far sì che producano i così detti metaboliti secondari, ovvero composti più interessanti per le proprietà biologiche che spesso veicolano. Con l’inizio degli anni 2000, la genomica ha permesso di capovolgere la metodologia da noi adottata che comunque con continui aggiornamenti mantiene la sua validità: si partirebbe non più da quanto il microorganismo produce, bensì dalla potenzialità di sintesi scritta nel genoma di ciascun diverso ceppo. Se la lettura del genoma batterico sarà in grado di individuare le vie sintetiche si avrà un tale ampliamento della conoscenza delle potenzialità di sintesi di nuovi composti biologicamente attivi che avrà una alta probabilità di portarci ad individuare nuovi farmaci per la cura di diverse patologie».
Soddisfatto anche il Direttore della Fondazione Andrea Gambini: «Il lavoro svolto in questi anni ci ha permesso di ottenere alcuni risultati significativi: da un lato il Bioparco gestito dalla Fondazione ospita oggi 20 gruppi che svolgono autonomamente diverse attività di ricerca in campo biotecnologico e dall’altro, l’impegno diretto della Fondazione in diversi progetti di ricerca ha generato tra l’altro l’ottenimento di 2 brevetti ad alto potenziale applicativo. Inoltre, il mantenimento e la crescita costante delle competenze dei nostri ricercatori hanno portato collaborazioni internazionali di alto livello come questa recentissima legata alla fornitura di DNA da microorganismi. Collaborazioni che hanno un duplice obiettivo: migliorare le nostre conoscenze ed essere parte attiva delle evoluzioni impressionanti che caratterizzano la ricerca medico scientifica; creare un circuito virtuoso che ci consente di sostenere economicamente le nostre attività, ma anche, in un momento economicamente difficile, di dare risposte positive in termini di posti di lavoro e investimenti nella ricerca».

Infertilità e fecondazione assistita, sabato 1 giugno "open day" di ProCrea



Il centro di medicina della riproduzione di Lugano incontra le coppie con problemi di fertilità. 
Focus sull'infertilità maschile.

L'infertilità singola e di coppia, gli esami da fare e la procreazione assistita. Il centro per la medicina della riproduzione ProCrea di Lugano (Svizzera) apre le porte sabato 1 giugno incontrando tutte le coppie che sono alla ricerca di un figlio. Il personale si mette a disposizione per spiegare le cause che possono indurre problemi di infertilità, gli esami cui sottoporsi per avere una diagnosi completa e le possibili strade da percorrere per arrivare alla genitorialità. «In particolare, la giornata si concentra sugli aspetti maschili: le cause, le sintomatologie e le influenze», precisa Michael Jemec, specialista in Medicina della riproduzione e tra i fondatori di ProCrea. «Spesso sottovalutata, l'infertilità maschile rappresenta una componente importante nell'infertilità di coppia».
Spiega Giovanni Maria Colpi, andrologo: «In almeno la metà delle coppie infertili responsabile primo o corresponsabile del mancato arrivo di un bimbo è il maschio. È prassi, purtroppo diffusa, che lo studio del fattore maschile si limiti ad un paio di esami seminali, senza neppure una visita specialistica ed un controllo ecografico. Eppure dal punto di vista diagnostico è possibile oggi formulare una prognosi di fertilità maschile molto più precisa di quella derivante dal semplice esame seminale standard, mediante il ricorso a test seminali di secondo o terzo livello». 
Nella giornata del "porte aperte" sarà possibile incontrare gli specialisti e visitare il centro. L'iniziativa è libera e aperta a tutti.

Sabato 1 giugno 2013
giornata "porte aperte" ProCrea
via Maraini, 8 - Lugano

Programma:
Ore 14: apertura con gli esperti del centro svizzero a disposizione delle coppie per illustrare l'attività e per visitare il centro. 
Ore 15.15: incontro "Il maschio infertile: novità in tema di diagnosi e trattamenti" con Giovanni Maria Colpi, specialista in Andrologia. 
Al termine della conferenza sarà possibile approfondire i temi con il personale di ProCrea.
Durante il "porte aperte" lo staff medico e scientifico sarà a disposizione per presentare gli aspetti della procreazione assistita e far visitare il centro ProCrea.

Chi fosse interessato a partecipare è invitato a chiamare il numero +41.91.92455.55, oppure a mandare una e-mail all'indirizzo: info@procrea.ch indicando come oggetto "giornata porte aperte" per confermare la propria presenza. L'incontro é gratuito e aperto a tutti.

ProCrea - Con una lunga esperienza nel campo della medicina della riproduzione, ProCrea è il maggiore centro di fertilità della Svizzera ed è un polo di riferimento internazionale. ProCrea è composto da un'équipe professionale di medici, biologi e genetisti specialisti in fisiopatologia della riproduzione. Unico centro svizzero ad avere al suo interno un laboratorio accreditato di genetica molecolare (www.procrealab.ch), ProCrea esegue analisi genetiche per lo studio dell'infertilità con tecniche d'avanguardia. La sede principale è a Lugano in via Clemente Maraini, 8. www.procrea.ch.

Fumo: lo psicoterapeuta ci spiega perché sia tanto difficile smettere

“Occorre re-imparare a gestire le emozioni negative, che affogavamo nella sigaretta" spiega da ex fumatore lo psicoterapeuta Giovanni Porta.

Smettere di fumare non è semplice: quando si accende una sigaretta dietro l'altra sembra addirittura impossibile liberarsi dal circolo vizioso che induce migliaia di persone a cercare nottetempo il più vicino distributore automatico perché, senza l'ultima boccata, è impensabile dormire. "Spesso affidiamo alla sigaretta una parte della gestione delle nostre emozioni - spiega Giovanni Porta, psicoterapeuta ed ex fumatore - La sigaretta diventa per il fumatore la risposta a molte problematiche. Stress lavorativo? Sigaretta. Litigio? Sigaretta. Ansia per il futuro? Sigaretta. Personalmente, credo che il punto più difficile nello smettere di fumare sia proprio re-imparare a gestire le proprie emozioni e i propri conseguenti comportamenti senza avere la "stampella" della sigaretta. Il fumo diviene una sorta di magica panacea che consente di sopportare meglio le difficoltà esistenziali. La sua assenza è temuta non solo per la temporanea difficoltà fisiologica che l'astinenza da nicotina comporta, ma anche e soprattutto per le attese conseguenze nefaste che un suo non-uso può generare. Questa evidente difficoltà a fare a meno del tabacco può avere anche delle conseguenze sull'autostima". Il fumo di sigaretta comporta due tipi di dipendenza. La dipendenza fisica, da nicotina, è quella più facile da vincere, in quanto si esaurisce nel giro di una settimana o poco più. Molto più difficile da affrontare è la dipendenza psicologica dalle sigarette, quella che ci fa dire non smetterò mai.
“Accendersi una sigaretta, per un tabagista, rappresenta un gesto che induce forte sollievo, tanto da far affermare a molte persone fumare mi piace. - continua Giovanni Porta - In realtà, non è affatto corretto parlare di piacere, per quanto riguarda il fumo: infatti, accendersi una sigaretta non fa sperimentare alcun piacere, ma solo diminuire la spiacevole sensazione di astinenza da nicotina. È lo stesso piacere che si prova quando, dopo essersi dati un pizzicotto, piano piano il dolore si riduce.
Un elemento che rende difficoltoso smettere di fumare è che spesso le persone usano le sigarette come oggetti di sublimazione e di contenimento emozionale. Molto frequente, ad esempio, sentire qualcuno affermare cose del tipo: sono troppo nervoso, ora mi accendo una sigaretta, quasi che il non farlo potrebbe lasciare spazio a delle incontrollate reazioni di nervosismo. In termini psicologici, questa persona sublima il suo nervosismo nella sigaretta. Chi decide di smettere di fumare si trova a dover gestire una certa dose di paura: che ne sarà di me, del mio equilibrio, delle mie relazioni, senza le sigarette?
I milioni di persone che sono riuscite a smettere dimostrano che tutte le terribili paure e ansie legate all'astinenza dal fumo sono del tutto infondate, anzi lasciano spazio a miglioramenti fisici e di salute che ampiamente ripagano l'iniziale sforzo. Questo affermano quanti hanno smesso, ma mentre si accende una sigaretta dietro l'altra la prospettiva non è certamente così rosea.
Come faccio a gestire le mie emozioni senza la sigaretta? In che cosa troverò conforto e riparo, se non nell'amata sigaretta? 
Per smettere di fumare bisogna diventare più abili nella propria gestione emotiva. In altre parole, invece di "calmare" grazie al tabacco le emozioni di difficile gestione, bisogna imparare ad ascoltarle e confrontarcisi". 
Facciamo un esempio: un fumatore arrabbiato che non vuole mostrare la propria rabbia può uscire dalla stanza con la scusa di dovere fumare e calmarsi piano piano boccata dopo boccata, ma che fa un ex fumatore arrabbiato? A questi non resterà che ascoltare la propria rabbia (cosa per nulla piacevole), capire da cosa si è generata, e decidere che farne. "In altre parole, - spiega Giovanni Porta) mentre le sigarette aiutano ad abbassare il livello di attivazione emotiva grazie al finto piacere dato dalla soddisfazione della dipendenza da nicotina, gestire le emozioni senza di esse è più complicato, in quanto le emozioni si presentano in tutta la loro intensità. L'unico modo per attenuare un livello emotivo poco piacevole è dare una prospettiva a quell'emozione, cioè decidere cosa fare in conseguenza di essa". Nell'esempio fatto in precedenza, capire le ragioni della mia rabbia e agire nella direzione della loro soluzione, magari confrontandomi con chi mi ha fatto arrabbiare e andando in fondo alla questione. 
“Quasi tutte le persone che hanno smesso di fumare raccontano di aver migliorato la propria autostima, - conclude Giovanni Porta - in quanto sono riuscite a fare una cosa che ritenevano molto difficile. Credo che, in termini di autostima, anche uno stile maggiormente diretto nel gestire le proprie emozioni e i propri rapporti umani possa generare un notevole miglioramento della propria considerazione di sé. Essere più presenti, a se stessi e agli altri, invece di fuggire nel fumo..."

martedì 21 maggio 2013

Diabete: Abbott e Diabete Italia insieme per migliorare la qualità di vita

Abbott presenta la campagna informativa “Diabete Insieme”, un nuovo modo di affrontare e condividere una malattia che interessa oltre 3 milioni di italiani e che costa ogni anno circa 9 miliardi di euro, in gran parte a causa delle complicanze[1]. Una fitta rete di farmacie in tutta Italia ospiterà le giornate Diabete Insieme, fatte per moltiplicare le occasioni d’incontro e dialogo tra persone con diabete che fanno uso di insulina ed esperti della nutrizione, per ricevere nuovi suggerimenti e consigli utili e per rispondere a domande sui comportamenti da attuare per minimizzare i disagi quotidiani. Perché a una migliore informazione e un’autogestione consapevole corrisponde una netta riduzione delle principali complicanze della malattia e un miglioramento della qualità di vita.

Diabete Insieme nasce con il contributo delle persone con diabete e di Diabete Italia, l’organizzazione che raccoglie medici, operatori sanitari professionisti e associazioni di persone con diabete. Molti diabetici che fanno uso di insulina avvertono l’esigenza di condividere la propria esperienza con gli altri, oltre che con il proprio medico, per scambiarsi esperienze e consigli. Il confronto con uno specialista della nutrizione può offrire un supporto prezioso in più, in grado di fare la differenza sia dal punto di vista personale che medico. Ad oggi hanno aderito alla campagna Diabete Insieme circa 500 farmacie distribuite sull’intero territorio nazionale, ed entro la fine dell’anno si prevede di coinvolgerne almeno un migliaio.
“Il diabete è una vera e propria epidemia in costante crescita in tutto il mondo ed è destinato a diventare la principale causa di disabilità e di mortalità nei prossimi venti anni. –dichiara il Dott. Salvatore Caputo, Dirigente Medico dell’Unità di Diabetologia del Policlinico A. Gemelli di Roma e prossimo Presidente di Diabete Italia - Un buon controllo glicemico potrebbe ridurre in maniera sostanziale il numero delle complicanze, limitare i costi della malattia e migliorare la qualità della vita. Diabete Insieme è un programma che contribuisce ad aumentare le informazioni sui comportamenti da attuare per minimizzare i disagi quotidiani nelle persone con diabete in trattamento insulinico. Ha il vantaggio di moltiplicare i punti di incontro con operatori qualificati nel campo della nutrizione per soddisfare i piccoli dubbi o curiosità di chi deve convivere ogni giorno con questa malattia e con la terapia insulinica.”
Sul sito www.abbottdiabetescare.it è possibile trovare la farmacia più vicina che aderisce alla campagna e scaricare l’invito per partecipare alla giornata programmata. Durante la giornata Diabete Insieme si potrà condividere con uno specialista della nutrizione la propria esperienza con il diabete e apprendere suggerimenti utili alla vita di tutti i giorni, per ridurre al minimo i disagi e vivere più serenamente. A cominciare, ad esempio, dalla soddisfazione di un pasto gustoso, in cui il rispetto delle esigenze nutrizionali si coniuga al piacere di mangiare bene.
E in quest’ottica, le farmacie sono uno dei punti di riferimento per la persona con diabete e possono svolgere un ruolo potenzialmente attivo nell’educazione, informazione e assistenza personalizzata al diabetico.
Presso le farmacie coinvolte nell’iniziativa Diabete Insieme, oltre alla possibilità di incontrare un operatore qualificato, sarà distribuito nel corso dell’anno materiale informativo sul diabete e sulla nutrizione realizzato da Diabete Italia in collaborazione con le persone con diabete. Inoltre, è stata realizzata una sezione del sito internetwww.abbottdiabetescare.it, per trovare la farmacia Diabete Insieme più vicina e informazioni utili sulla campagna.

Abbott Diabetes Care
Abbott Diabetes Care con sede in Alameda, California, è leader nello sviluppo, produzione e commercializzazione di sistemi per il monitoraggio della glicemia progettati per aiutare le 
persone con diabete.
Per ulteriori approfondimenti si invita a visitare il sito www.abbottdiabetescare.com