• | Presentata a Bruxelles, nell’ambito di un’audizione parlamentare sulle differenze di genere in medicina, un’analisi del Gruppo Donna AMD su un campione di oltre 470mila pazienti italiani, svolta da circa un terzo dei Centri diabetologici del Paese |
• | I risultati, riportati negli Annali AMD, sono stati pubblicati anche su Diabetes Care 2013 (DT2) e Plos One 2016 (DT1) |
Roma, 6 luglio 2017 - In Italia, in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei e agli USA, non ci sono disparità di genere nell’accesso alle cure e nella qualità dell’assistenza. Nonostante ciò, gli outcome
clinici nelle donne con diabete di tipo 1 e 2 - in termini di controllo
del colesterolo (non raggiungimento dei target lipidici nel DT2) e di
gestione del diabete (compenso metabolico nel DT1) - sono peggiori
rispetto agli uomini, con conseguenti maggiori rischi cardiovascolari e
di complicanze associate al diabete. È quanto emerso da un’analisi del Gruppo Donna di AMD (Associazione Medici Diabetologi) presentata a Bruxelles nell’ambito di un’audizione parlamentare europea sulla medicina di genere (ndr: svoltasi il 27 giugno). L’analisi ha coinvolto un campione imponente di pazienti, pari a oltre 470mila assistiti (450mila con diabete di tipo 2 e 28mila con diabete di tipo 1) in cura presso un terzo circa dei servizi diabetologici italiani. Oltre a essere inclusa negli Annali AMD, la ricerca è stata pubblicata su importanti riviste internazionali quali Diabetes Care e Plos One.
“Abbiamo
cercato di capire come, a parità di assistenza e trattamento del
diabete, permanga un divario di genere in termini di outcome clinici – spiega la Dottoressa
Valeria Manicardi, Coordinatore del Gruppo Donna AMD, Direttore
dell’Unità Internistica Multisciplinare dell’Ospedale di Montecchio e
Coordinatore diabete della Ausl di Reggio Emilia, che ha preso parte all’audizione europea illustrando il best case Italia –. Nelle
donne con diabete di tipo 2, ad esempio, il risultato nel controllo del
colesterolo LDL sotto 100 è sempre inferiore rispetto agli uomini del
3-5% e tende a peggiorare con l’età (fino all’8%). Nel caso del diabete
di tipo 1, invece, le donne fanno più fatica a tenere sotto controllo
l’emoglobina glicata, nonostante siano anche più trattate degli uomini:
abbiamo infatti un 20% di donne trattate con microinfusore contro un 14%
di uomini. L’unica buona notizia è che le donne diabetiche non sono più
ipertese degli uomini, ma ci si dovrà occupare di più anche del target
pressorio nei diabetici Tipo 1 di genere maschile; tutti gli altri
outcome, però, determinano nelle donne un maggior rischio di complicanze
cardiovascolari: così, anche in Italia l’infarto nei pazienti con
glicemia alta è più comune e grave ‘al femminile’, e la mortalità più
elevata e il profilo di rischio cardiovascolare risultano peggiori
rispetto agli uomini”.
Ma quali sono i motivi alla base di queste differenze? “Ci
sono certamente differenze biologiche (variazioni ormonali legate al
ciclo mestruale e alle diverse fasi della vita della donna) e una
diversa risposta ai farmaci – spiega Manicardi – che
oggi richiedono una maggiore attenzione e analisi: la sperimentazione
clinica soprattutto sui farmaci è stata a lungo prettamente maschile,
mentre è necessario indagare efficacia e sicurezza dei nuovi farmaci e
dispositivi anche nelle donne, che dovrebbero rappresentare almeno il
40/50% dei soggetti da coinvolgere negli studi. Un’altra ragione
potrebbe risiedere nella minore percezione da parte delle donne del
rischio cardiovascolare e, soprattutto, una minore propensione a
prendersi cura di sé”.
All’audizione,
a Bruxelles, ha partecipato una delegazione italiana composta, oltre
che dalla Dottoressa Manicardi e da altri esperti e istituzioni
sensibili al tema delle differenze di genere in medicina, la Senatrice
Paola Boldrini, componente della commissione Affari sociali, nonché
prima firmataria dell’emendamento al DDL Lorenzin sulla medicina di
genere di recente approvazione in Commissione Affari Sociali (ndr:
approvato il 28 giugno 2017) e la Dott.ssa Fulvia Signani, psicologa
dell’Università di Ferrara, che ha pubblicato libri sul tema (es. La salute su Misura, Este Edition). “L’emendamento rappresenta - commenta la Dott.ssa Manicardi - un
grande passo avanti, che conferma l’impegno del nostro Servizio
Sanitario Nazionale verso l’introduzione di una medicina maggiormente
orientata alle differenze di genere, sia nella diagnosi e cura sia nella
ricerca e nella prevenzione. Nel caso del diabete, l’Italia detiene un
vantaggio fondamentale rispetto ad altri Paesi: una Rete dei servizi di
diabetologia in grado di offrire pari opportunità di accesso alle cure,
di trattamento e intensità di trattamento, in controtendenza con i dati
internazionali, dai quali emerge che le donne sono costantemente
sotto-trattate con tutti i farmaci salva-vita”.