Nell’1% degli uomini e nel 5% delle donne, l'acne giovanile
lascia sulla superficie cutanea, come triste ricordo, cicatrici deturpanti che,
se presenti sul viso, possono costituire un problema estetico molto sentito. L’estetista
si confronta ogni giorno con questa realtà ma, a tutt’oggi, ha pochi strumenti
per affrontarla, anche se, a differenza di qualche anno fa, può prospettare al
cliente un percorso multidisciplinare con cui ottenere risultati soddisfacenti.
Esistono numerose varietà di cicatrici: depresse (atrofiche), la cui profondità
dipende da gravità e intensità del processo infiammatorio; superficiali, simili
a macchie, con fondo lievemente arrossato o iperpigmentato; profonde, tipo
piccoli buchi o di diametro maggiore fino a 1-2 cm, con bordi più sfumati, le
più deturpanti (i cosiddetti crateri). Meno frequenti quelle di tipo
ipertrofico o cheloideo dall’aspetto rilevato con colorito roseo. Le lesioni
possono essere sparse qua e là su viso e collo ma anche tanto fitte da dare
alla pelle un aspetto a grattugia, arrivando a condizonare, spesso anche
sensibilmente, la psicologia dell’individuo e la sua capacità di relazionarsi
con gli altri. Il quesito che spesso la cliente pone è se esse si potranno mai
cancellare. Prima di tutto bisogna ricordare che tali lesioni sono spesso
profonde e bisogna essere pazienti e seguire fino in fondo il programma
terapeutico definito, pena delusioni e insoddisfazione. Quello che si può fare
sicuramente è migliorarne l’aspetto rendendole meno appariscenti. Il camouflage
correttivo, partendo dalla regola ottica per cui la visibilità è maggiore
quanto più forte è l’ombra proiettata sul fondo o sulla cute circostante,
ottiene miglioramenti estetici livellando con colori neutralizzanti o schiarenti
i rilievi delle cicatrici ipertrofiche, abbassando i bordi e sollevando il
fondo della depressione cutanea. Ma in un centro di estetica si può fare anche
di più, preparando la cute a interventi più aggressivi di competenza medica e
chirurgica e mantenendo i risultati raggiunti. Tramite un gommage, oppure con
maschere all'argilla, alla menta, alla bardana o lievemente esfolianti. Anche
un peeling leggero e superficiale può servire per ridurre la dilatazione dei
pori e rimuovere lo strato superficiale di cellule morte, eliminando impurità e
opacizzazione della pelle grassa. Ma illustriamo le cure più specificamente
mediche. Ne esistono di 3 tipi: trattamenti disepitelializzanti o di
resurfacing, come la dermoabrasione e i peeling chimici profondi (TCA, Fenolo,
Acido Glicolico al 70%), che levigano la pelle, livellando solo le sporgenze ma
lasciando l’infossatura. I tempi di guarigione sono lunghi e a volte incerti
con rischio, se fatti male, di danni termici anche irreversibili. Tecniche di
riempimento, che consistono nell’impiantare, con microiniezioni, sostanze
riassorbibili (fillers di collagene, acido ialuronico o tessuto adiposo del
soggetto stesso) nel derma per sollevare il fondo della cicatrice fino al
livello della cute sana. Funzionano abbastanza ma la durata varia da soggetto a
soggetto e il trattamento va ripetuto. Infine varie tecniche di correzione
chirurgica: dallo scollamento della base della cicatrice a cratere dal derma
profondo, per provocarne il sollevamento, alla microescissione chirurgica fino
alla acne mosaic surgery: tecnica microchirurgica che rimpiazza i buchetti con
minuscole tesserine cutanee prelevate dalla regione retroauricolare. Tutti
trattamenti ambulatoriali che devono essere eseguiti sempre da un
professionista esperto e meglio con il supporto cosmetico dell’estetista di
fiducia.
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