giovedì 22 marzo 2012

Conservanti sì conservanti no

C’è chi sostiene che la vera bellezza del viso di una donna traspaia solo quando è senza trucco. Secondo altri, al contrario, ogni volto a suo modo è dotato di bellezza e un make-up ben eseguito non fa che esaltarne le peculiarità che già possiede, dando la possibilità a chiunque di apparire attraente. Che si preferisca un effetto naturale o viceversa più sofisticato, è indubbio che ogni donna oggi utilizza per la propria immagine numerosi prodotti cosmetici che vanno da una semplice crema per il viso all’ombretto più tecnologico. Anche perché, come dicono tanti professionisti dell’immagine, il vero look acqua e sapone non è mai esistito e anzi per essere realizzato necessita dell’utilizzo di parecchi prodotti. Ed è qui che sorgono i problemi: i prodotti di make up sono in larga parte anidri e ricchi di pigmenti organici e inorganici e la loro persistenza protratta nel tempo sulla pelle, può creare diversi problemi in quanto eventuali impurità e molecole potenzialmente nocive, diluite col sudore possono penetrare nello strato corneo. I metalli pesanti, tra cui il Nichel in primis, sono per esempio impurezze molto frequenti nei cosmetici ed è ormai stranoto come possano essere la causa di allergie anche gravi e avere effetti nocivi su tutto l’organismo. Un altro fattore di rischio è costituito dai conservanti necessari affinché i prodotti che si utilizzano durino nel tempo. Proprio su questa componente delle formulazioni in commercio andrebbe fatta un pò di chiarezza. Innanzi tutto va detto che i cosmetici che hanno conservanti sono quelli che contengono anche acqua. Gli olii e il burro di cacao a esempio non ne hanno bisogno. Inoltre è necessario capire che i conservanti, quando sono presenti, svolgono l’importante compito di preservare un prodotto nel tempo esattamente come quelli contenuti nei cibi. Essi combattono i microorganismi come i batteri e non permettono alle muffe di attecchire. La loro presenza quindi appare quasi necessaria soprattutto dopo l’apertura del prodotto, quando cioè il rischio contaminazione è più alto. Un cosmetico deteriorato può causare gli stessi rischi di infezione e allergia di uno che non rispetta i parametri sulle numerose sostanze tossiche cui abbiamo accennato pocanzi. I rischi per i conservanti semmai esistono quando le aziende che producono i cosmetici non rispettano le norme già vigenti e quindi eccedono nel loro quantitativo. Anche in questo caso però va fatta una precisazione: non è l’elevato numero di conservanti a creare problemi bensì il quantitativo superiore alla norma di anche uno solo di essi. Esistono comunque anche dei conservanti nocivi tout cort e per questo non ammessi dalla legge. Il Kathon ad esempio è uno di questi. Si tratta di un battericida di sintesi ad ampio spettro, attivo anche a bassi dosaggi, considerato un forte sensibilizzante. Il Quaternium 15 è un’altra sostanza antisettica altamente tossica costituita da un sale di ammonio quaternario. Esso rilascia formaldeide e produce sensibilizzazione come anche l’Imidazolidinyl urea. Discorso a parte meritano i parabeni, largamente usati nelle formulazioni cosmetiche. Molti studi hanno dimostrato che queste sostanze penetrano nella pelle e possono essere rintracciati nel sangue anche per qualche minuto dopo l'applicazione. Ancora oggi è dibattuto se si tratti di sostanze nocive o meno. Il Comitato Scientifico dell’Unione Europa per la Sicurezza del Consumatore (SCCS), formato da ricercatori e scienziati col compito di formulare pareri sui rischi per la salute e la sicurezza dei prodotti di consumo, nel 2010 ha condotto uno studio sul butyl-paraben e il propyl-paraben. Poiché i dati non erano sufficienti a trarre conclusioni sugli effetti delle sostanze sul sistema ormonale, il SCCS ha concluso che il loro uso è sicuro fino a una concentrazione dello 0.19%. Peccato però che oggi la legge consenta l'utilizzo di concentrazioni più elevate, fino allo 0.4% per gli esteri e fino allo 0.8% per le miscele di esteri. Mentre sono risultati completamente sicuri il methyl-paraben e l'ethyl-paraben. Famoso poi lo studio della biologa Philippa Darbre, dell'università di Reading (Regno Unito) pubblicato nel 2004 sul Journal of Applied Toxicology, secondo cui ci sarebbe una corrispondenza (ma i test sono stati eseguiti solo su venti soggetti) tra l’utilizzo di sostanze contenenti parabeni e l’insorgenza di tumore al seno. Verità o allarmismo? Ad oggi non esiste sicurezza e del resto la scelta di moltissime aziende cosmetiche di ripiegare su sostanze naturali per la conservazione di propri prodotti sembra comunque essere ispirata da una sana prudenza. Tuttavia non sempre la nomenclatura “naturale” corrisponde a una reale mancanza di conservanti e anche se vige l’obbligo di esporre sull’etichetta l’elenco di tutte le sostanze che compongo la formulazione, non tutti sanno a cosa corrispondono le tante sigle che in essa appaiono. L’unica soluzione resta, almeno per i parabeni, di preferire i prodotti che hanno la dicitura Parabens Free e soprattutto di comprare prodotti certificati che hanno nella provenienza sicura la più importante garanzia sulla loro composizione.

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