giovedì 22 marzo 2012

Anche la crioterapia diventa low cost


In medicina ci sono diverse certezze. Una di queste è che la crioterapia è una metodica efficace per il trattamento di lesioni cutanee superficiali di natura benigna e premaligna. L’uso del freddo in medicina è prassi piuttosto antica; soltanto in tempi relativamente recenti si sono chiariti alcuni meccanismi che hanno permesso di perfezionare le tecniche e scegliere più accuratamente le indicazioni. Le alterazioni biologiche che seguono all’abbassamento della temperatura dei tessuti sono diverse se questo è lento o rapido. Il congelamento lento determina la formazione di cristalli di ghiaccio extracellulari, mentre quello rapido produce ghiaccio intracellulare. Il congelamento lento è un’evenienza poco controllabile in quanto è molto difficile valutare la profondità e l’estensione del danno prodotto. Per esemplificare, il congelamento lento è quello che avviene in montagna o nei climi particolarmente freddi allorché, al pallore della superficie cutanea segue una necrosi massiva della regione interessata: è evidente che tutto ciò non può avere fini terapeutici. Il raffreddamento rapido, invece,  provoca un congelamento dell’acqua intracellulare, riduzione degli ioni, alterazione delle proteine e degli enzimi con sconvolgimento degli scambi di membrana. Tutto ciò si traduce in un danno tissutale molto più preciso e controllabile tanto che, nei tempi di applicazione terapeutici, si ottiene sempre un distacco dermo-epidermico senza danno al derma e quindi una guarigione senza cicatrice. Il danno tissutale è dovuto sia ad effetti diretti sul tessuto sia alla stasi venosa che si instaura dopo lo scongelamento. I massimi effetti distruttivi sono determinati da cicli ripetuti di congelamento e scongelamento in quanto ad ogni ciclo c’è un richiamo d’acqua e la maggior quantità d’acqua facilita la trasmissione del freddo. La crioterapia può essere usata come trattamento di scelta, come metodo alternativo e in aggiunta ad altre terapie. Fra le lesioni benigne trattabili, alcune sono di interesse prettamente estetico quali le lentigo solari e senili, le cheratosi seborroiche e attiniche, i fibromi penduli, l’acne (volgare, cistica, cheloidea); altre patologie di interesse dermatologico sottoponibili a crioterapia sono le verruche sia piane che volgari, i condilomi, le discheratosi e gli epiteliomi basocellulari superficiali. L’azoto liquido (-196°C) è oggi il criogeno più usato e versatile: permette la tecnica a bastoncino, la tecnica spray e quella mediante sonde a contatto. Attualmente si tende ad abbandonare la procedura a bastoncino in quanto molto imprecisa e piuttosto rischiosa in quanto di difficile valutazione. Nell’ambulatorio medico l’azoto liquido viene conservato in contenitori/dewar dai quali può essere facilmente immesso negli apparecchi di crioterapia ricorrendo alla tecnica spray o a contatto. Gli apparecchi di crioterapia più utilizzati sono il CryAc americano e il CryoPro danese. L’azoto liquido è il criogeno più aggressivo e quindi necessita di particolare attenzione nell’utilizzo. Di particolare interesse in crioterapia è l’uso del protossido d’azoto (-89°C). Questo gas, a differenza dell’azoto, può essere sigillato in bombole/cartucce di piccole dimensioni che consentono quindi la messa in commercio di apparecchiature di proporzioni molto ridotte. Ne consegue non solo una estrema maneggevolezza ma anche una vantaggiosissima facilità di trasporto dello strumento nel caso, ad esempio, di eventuali interventi in ambulatori diversi. La quantità di protossido di azoto contenuto in una bombola, nonostante le piccole dimensioni degli strumenti, è comunque tale da permettere un elevato numero di trattamenti. è evidente che l’interesse predominante dell’uso del protossido d’azoto risiede nella bassa temperatura del gas e nell’efficacia terapeutica che ne deriva.

Nessun commento:

Posta un commento