giovedì 27 giugno 2013

Il gelato fa male?


Gli antichi Romani avevano avuto l’intuizione, ma per un po’ di refrigerio dovevano accontentarsi della neve insaporita. Per arrivare al gelato come lo conosciamo noi, bisogna attendere il 1500, alla corte dei Medici, dove maestro Bernardo completava i banchetti di palazzo con gelati a base di latte o sorbetti alla frutta. Ma il vero primo “re del gelato” fu tale Procarpio, un siciliano noto in tutta Europa per la sua offerta di più di cento sapori, fra i quali, evidentemente, eccellevano gli agrumi dell’isola. Da allora, il gelato è un prodotto che s’identifica con l’Italia, quanto, e forse anche di più, della pasta e della pizza, e non c’è città al mondo che non ospiti una gelateria “all’italiana” dove si vendono cassate, granite o coppe “tuttifrutti”.
Il gelato è bello da guardare, è gustoso e rinfrescante, ma soprattutto può essere un alimento alternativo, naturale e ricco di sapore.
Il suo valore energetico, fonte di grande timore per chi ha problemi di dieta o per i diabetici, varia a seconda dei tipi e, ancora di più, degli ingredienti e delle guarnizioni utilizzate. Quelli a base di latte contengono proteine, calcio e fosforo e una media di 250 calorie ogni 100 grammi. Quelli a base d’acqua, particolarmente quelli con polpa di frutta, hanno un minore contenuto proteico e calorico, ma a loro volta sono più ricchi in zuccheri e vitamine. Un’attenzione al gelato,come elemento integrante della dieta, fa parte di una nuova filosofia della nutrizione, che raccomanda un giusto equilibrio fra piacevolezza e contenuto calorico, tenendo conto che delle 2300-2400 calorie necessarie a un uomo che lavora, non ha problemi di peso e gode di buona salute, circa il 60% deriva dai carboidrati di cui fanno parte gli zuccheri e gli amidi del pane e della pasta. Vanno bene quindi i gelati se si sostituiscono a altri cibi, meno se si aggiungono a un lauto pasto, già squilibrato nel rapporto fra i nutrienti ed al di sopra del fabbisogno calorico. È importante, ad esempio, scegliere un gelato o una granita alla frutta se si è consumato un pasto ricco di grassi, mentre si può indulgere in un cono alla crema o al cioccolato se la cena è stata leggera e ipocalorica.
Non bisogna, inoltre, dimenticare l’aspetto psicologico che accompagna il consumo di un prodotto che gratifica e può costituire, specialmente d’estate, un momento di socializzazione e di buon umore, né il valore energetico e rinfrescante che un gelato può avere dopo una partita di tennis o una passeggiata in montagna. Va detto, infine, che i gelati industriali, che mediamente non sono meno buoni di quelli artigianali, e che hanno in più la garanzia del controllo di qualità degli ingredienti e dell’igiene della produzione, forniscono un minor apporto calorico, con una media di 75 calorie per un cornetto alla panna.

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