I capelli giocano un ruolo fondamentale nell’immagine che abbiamo di noi stesse: il modo di tagliarli, acconciarli, colorarli, costituisce un codice di comunicazione interpersonale. Tanto eloquenti quanto il look, i capelli esprimono personalità e stile. La valenza simbolica e sessuale della chioma, nelle diverse culture lungo i secoli è stata interpretata nelle più disparate maniere, ma quasi sempre una capigliatura folta è simbolo di forza e bellezza. Il valore sociale della chioma è evidente dai racconti biblici di Sansone e Dalila fino alle settecentesche parrucche dei nobili, dai capelloni degli anni ’70 alle più recenti e psichedeliche criniere dei punk. Senza capelli ci si può sentire in imbarazzo, ma se per l’uomo, la calvizie è diventata di moda, per circa un terzo delle donne adulte che intorno ai quarant’anni iniziano a soffrirne può rappresentare un problema, non solo psicologico. Un dato iniziale può rassicurarci: in genere le donne hanno un minor problema rispetto all’uomo e questa protezione è dovuta all’azione degli ormoni femminili, gli estrogeni, che contrastano l’azione degli androgeni, responsabili della calvizie. Anche se più protetto, però, il sesso femminile non è del tutto immune da questo disturbo. Questo rischio si corre maggiormente dopo il parto, durante l’allattamento e in menopausa: momenti che, come una dieta sbagliata, lo stress, uno stato ansioso, una cura farmacologica o problemi ormonali rompono l’equilibrio del loro metabolismo. Anche diversi farmaci, sole e raggi UVA, fumo, alimentazione squilibrata, carenza di vitamine e sali minerali, colorazioni aggressive, l’uso frequente di phon roventi, piastre liscia-capelli, permanenti fin da giovani possono, non solo indebolire e rovinare il capello, ma farlo morire. Gli specialisti insistono che è sempre più importante, dunque, migliorare la diagnosi precoce e il corretto trattamento della caduta dei capelli femminili. Più complesse sono le cause genetiche o di natura ormonale come le disfunzioni tiroidee, l’assunzione di pillole contraccettive, e il post-parto. Spesso le donne chiedono conforto o mettono al corrente delle proprie paure la propria estetista, che può solo aiutare a riconoscere il problema favorendo un intervento tempestivo da parte dello specialista. È per questo motivo che per parlare di calvizie femminile bisogna aver presente che a differenza che nei maschi, nelle donne la linea frontale della capigliatura viene preservata e l’alo pecia è, di solito, diffusa all’interno della regione centro-parietale e sul vertice. Spesso però non si tratta di una vera calvizie, ma più di un diradamento e di una perdita di spessore. Il segno precoce è la miniaturizzazione dei capelli che appaiono secchi, opachi, con le punte svuotate e il diametro del fusto inferiore a quello delle radici. La forma più grave prevale dopo i 40 anni, caratterizzata dalla graduale trasformazione dei capelli terminali (lunghi, spessi e pigmentati) in capelli atrofici (corti, sottili, non pigmentati). Il processo è lento ed è dovuto all’alterazione del principale ormone maschile, il testosterone, capace di alterare la crescita del capello cui viene tolto ossigeno e nutrimento, fino alla sua caduta. Il bulbo pilifero si atrofizza e i capelli che cadono non vengono più rimpiazzati. Importante il ruolo della cosmetologia: integratori, creme, lozioni e massaggi per stimolare i follicoli, oltre a piccoli accorgimenti quotidiani: lavare i capelli con shampoo idratanti e balsami, tagliarli spesso, evitare l’uso frequente di permanenti, colorazioni e decolorazioni, non spazzolarli con energia o pettinarli a treccia e coda di cavallo che possono provocare una forma di alopecia, dovuta alla trazione. |
giovedì 15 dicembre 2011
Se a 40 si diradano i capelli
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