martedì 29 novembre 2011

Pelle sensibile e spessore della pelle

I  dermatologi non si stancano mai di dire ai propri pazienti che la pelle, per mantenere efficacemente la propria funzionalità, deve essere quanto più possibile integra e in buona salute. Purtroppo, però, sappiamo che la cosa non è sempre facile. Con un tessuto che raggiunge in media quasi 1,8 m2 e un peso che rappresenta circa il 10% del peso totale di un individuo, capita frequentemente che ci possano essere dei disturbi, più o meno gravi, che influiscono sulle tante funzioni svolte quotidianamente dalla cute. Uno degli aspetti più evidenti, ma talvolta trascurati, della struttura cutanea che più condizionano l’attività della pelle è il diverso spessore, che determina una diversa resistenza cutanea. Come si sa, infatti, la pelle non ha spessore e caratteristiche uniformi in tutte le regioni del corpo. A seconda della zona che riveste varia in un ordine di grandezza che va dai circa 0,4 mm delle palpebre, che pertanto sono delicatissime, ai 4 mm a livello del palmo della mano e del piede, punti di massima sollecitazione meccanica e sede principale delle aggressioni da parte di eventi meccanici e agenti esterni, con una gamma di valori intermedi rappresentativi dell’intera superficie corporea. La pelle è composta da quattro diversi tipi di cellule, ognuna delle quali assolve funzioni specifiche). Lo spessore, inoltre, cambia molto a seconda del proprio biotipo di appartenenza, essendo determinato principalmente su base genetica, ma anche a seconda dell’età e del sesso dell’individuo. Inoltre, nell’arco di una vita, esso si modifica considerevolmente anche in un singolo soggetto e, di ciò, si dovrà tener necessariamente conto nella scelta dei prodotti da utilizzare per la detersione e cura. Poiché i cheratinociti costituiscono circa l’80% delle cellule dell’epidermide, (i melanociti sono solo il 13%, le cellule di Langerhans il 2-4% e le Cellule di Merkel solo l’1-2) l’is­pes­simento cutaneo, sia esso di natura fisiologica o patologica, a livello epidermico coinvolge principalmente la componente cheratinocitica. Quasi superfluo ricordare che sebo (quasi il 95% di tutti i lipidi cutanei), sudore, fattore idratante naturale (NMF) e lipidi provenienti dalle ceramidi intracellulari e dalle membrane cellulari concorrono insieme alla formazione del ben noto film idrolipidico cutaneo, il cui pH varia a sua volta tra 4 e 7 a seconda delle diverse zone cutanee. È ormai accertato che fattori ambientali, come freddo, vento, caldo secco, o una detersione troppo frequente o aggressiva possono arrivare a danneggiarlo e che per ricostituirlo la pelle normale impiega circa tre ore, rimanendo, in questo intervallo di tempo, esposta senza protezione all’azione di ulteriori aggressioni esterne. È facile comprendere che la pelle dei bambini ha l’epidermide e derma più sottili, come a ciò si leghi oltre a un film idro-lipidico poco sviluppato, un pH leggermente superiore all’adulto (6.0-7.4), una scarsa capacità tampone, meno melanina e minori difese. Altrettanto palese è che la pelle maschile ha uno spessore maggiore dovuto anche all’abbondanza di fibre elastiche, collagene ed elastina, mentre la pelle senescente, specie se esposta costantemente al sole, mostra un forte ispessimento dell’epidermide e una destrutturazione a livello del derma, con segni manifesti quali la lassità del volto, macchie, rughe e solchi naso-labiali profondi. Individuare a quale biotipo cutaneo appartiene un paziente è determinante non solo per la scelta dei prodotti e dei trattamenti più adatti ai diversi tipi di pelle, ma anche per monitorarne le condizioni e intervenire nel caso comparissero eventuali alterazioni. Si è soliti dire, e la storia dell’arte ha universalizzato l’assunto, che una pelle sana e normale è rosea, luminosa, liscia e ben lubrificata. Senza imperfezioni e, dal punto di vista dermatologico, ben idratata e con un film idro-lipidico equilibrato. In realtà questo tipo di pelle è molto raro nell’adulto mentre è più comune in età pre-puberale. Molto più frequente la cosiddetta pelle mista, lucida su fronte e naso, talvolta con imperfezioni quali pori dilatati e punti neri. In pratica sappiamo che alcune di queste caratteristiche sono comuni alla pelle grassa e altre a quella secca, presentandosi in parte sottile e desquamata, in parte oleosa. Molto più frequente fra gli adolescenti la pelle seborroica, grassa, a tendenza acneica, lucida e oleosa, talvolta disidratata. Il suo colorito è perlopiù spento, i pori sono dilatati, frequenti gli arrossamenti e le cicatrici da acne. Altrettanto facile riconoscere una pelle secca: sottile, desquamata, arrossata, secca e ruvida, di colorito chiaro e spento, poco elastica, soggetta a invecchiamento precoce e facilmente screpolabile perché carente di lipidi e di acqua. Un discorso a se stante, e più volte affrontato su questa rivista in quanto statisticamente in costante aumento, è quello della pelle sensibile, il cui spessore è particolarmente sottile, e che appare delicata, secca, arrossata, desquamata, facilmente irritabile. Le più accurate indagini istologiche hanno dimostrato che tutto ciò è imputabile all’assenza di una barriera protettiva integra, proprio a causa di alterazioni del film idrolipidico di superficie. Ha quindi una reattività molto elevata nei confronti delle aggressioni esterne e chi ne soffre può lamentare prurito, rossore, fastidio e secchezza cutanea, soprattutto dopo l’applicazione di alcuni prodotti cosmetici e dopo l’esposizione a fattori ambientali nocivi. È bene ripetere che non si tratta di fenomeni di tipo allergico né di intolleranza a sostanze specifiche, ma di una condizione costituzionale del soggetto, che può manifestarsi e/o accentuarsi per fattori interni: emotività, situazioni di stress, cattive abitudini alimentari, invecchiamento, ed esterni, come aggressioni fisiche o chimiche. 

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